Sempre peggio. Quando sembra impossibile toccare un punto più basso, la smentita è immediata. Torniamo a parlare di Stellantis e del geniale amministratore delegato Carlos Tavares, che pochi giorni fa è stato protagonista in audizione in Parlamento, lasciando politica e parti sociali nello sconcerto più totale. Sì, perché il manager portoghese ha invocato altri incentivi per le auto elettriche, smarcandosi da qualsivoglia responsabilità rispetto al flop dei numeri dell’azienda. Ma oggi è arrivato un rilancio, un’assurdità sulla pelle di migliaia di lavoratori: ospite al Salone di Parigi, Tavares ha aperto all’ipotesi licenziamenti. Robe da pazzi.
Nel suo intervento ai microfoni dei cronisti presenti, l’ad di Stellantis non ha escluso il taglio di posti di lavoro per rispondere alla crisi che sta colpendo il settore auto. “Non scarto nulla”, ha evidenziato il manager lusitano: “La salute finanziaria di Stellantis non passa unicamente dalla soppressione di posti ma passa attraverso tante altre cose: immaginazione, intelligenza, innovazione. Che è quello che stiamo facendo”. Subito dopo Tavares ha tenuto a precisare che la soppressione dei posti di lavori “non è al centro della nostra riflessione strategica”.
Il resto? La solita fiera della supercazzola. Tra i passaggi più emblematici: “Al cuore della nostra riflessione strategica c’è rendere i nostri clienti felici, attraverso la qualità dei nostri prodotti, attraverso l’innovazione delle nostre tecnologie, e dalla dimensione accessibile della nostra mobilità che deve essere pulita”. Come se non avesse mai parlato di licenziamenti, come se non avesse messo in bilico la posizione di migliaia di uomini e di donne, già in costante preoccupazione per le politiche della multinazionale.
Dichiarazioni sconcertanti, non ci sono dubbi. Dimenticando forse che l’Italia ha sempre sostenuto il settore dell’automotive con finanzamenti pubblici, con incentivi di ogni tipo. Forse il problema non è quello, ma basterebbe guardare dentro casa. Eppure Tavares continua per la sua strada, rivendicando politiche discutibili e assestando puntualmente colpi ai lavoratori il cui futuro non lo preoccupa più di tanto. Il problema è visibile ad occhio nudo, tanto da unire maggioranza, opposizione e sindacati. Invece di ipotizzare licenziamenti, Tavares potrebbe mettere a punto un piano di sviluppo e di investimenti ragionato. O magari potrebbe prendere la parola John Elkann, che ha ricevuto più di una garanzia negli ultimi anni.
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Non è la prima volta che Tavares passa a velate minacce. Ad aprile, nel pieno di un botta e risposta al vetriolo tra il governo e Stellantis, il manager portoghese aveva parlato di “decisioni impopolari” da prendere. Venti di addio senza incentivi, ma anche l’emorragia forzata di lavoratori che in più di un’occasione ha messo in discussione la presunta centralità dell’Italia nell’ambito delle attività globali di Stellantis. E cosa dire della promessa di un milione di auto? Meglio non infierire.
Anche in questo caso attacchi bipartisan. Immediata la presa di posizione della Lega: “Le ennesime, sconcertanti, dichiarazioni di Tavares su possibili licenziamenti rendono ancora più urgente e attuale l’operazione verità sui miliardi pubblici incassati da Stellanti. Si tratta di fiumi di denaro che – per le decisioni del gruppo – hanno prodotto utili per i manager, investimenti all’estero e tagli dolorosi in Italia. E’ uno scandalo che faremo emergere in tutta la sua grandezza”. Tranchant, ancora una volta, Carlo Calenda: “Tavares non esclude niente e non dice niente, è l’equivalente del parlare con un pupazzo di gomma. E io francamente mi sono stra rotto le balle, perchè quello che vediamo è un crollo produttivo, un crollo occupazionale e modelli italiani che vengono fatti all’estero”. Seguiranno aggiornamenti.
Franco Lodige, 14 ottobre 2024
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