Com’era ampiamente prevedibile i sindacati hanno sollevato le barricate nei confronti della proposta avanzata dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara di differenziare gli stipendi dei docenti in base al diverso costo della vita che si registra nelle varie aree geografiche del Paese. La Flc Cgil parla senza mezzi termini di “distruzione della scuola”. La Gilda reputa la proposta “inaccettabile” e in contrasto con la Costituzione. Per la Uil Scuola significherebbe accentuare ulteriormente le diseguaglianze sociali. Tali prese di posizione da parte dei sindacati dimostrano quanto le varie sigle siano distanti dalla categoria che dovrebbero rappresentare.
Infatti, le reali diseguaglianze che, anche a causa della spinta inflattiva tendono ad accrescersi ogni anno di più, sono quelle che interessano i docenti che prestano servizio nelle regioni del Settentrione, in particolar modo i fuori sede provenienti dal Mezzogiorno. Perché se è vero, com’è vero, che gli stipendi dei prof sono relativamente bassi ovunque, non bisogna tuttavia dimenticare le marcate differenze esistenti su scala regionale attinenti il costo della vita. Millecinquecento euro a Milano non hanno lo stesso valore di millecinquecento euro a Caltanissetta. E questo appare intuitivo. Ragion per cui, se una cattedra in Sicilia risulta essere ancora alquanto appetibile, la medesima situazione non si propone invece in Lombardia. Troppo elevato il tenore di vita e troppe le spese da sostenere perché un docente possa trovare conveniente emigrare al Nord per intraprendere la professione di insegnante. E il fatto che nelle regioni settentrionali ci siano ogni anno più cattedre disponibili che insegnanti disposti a lavorare ne è la riprova.
Il che, tende inevitabilmente ad avere ripercussioni anche sulla qualità dell’insegnamento e sul percorso di formazione degli studenti. L’eccessiva presenza di insegnanti demotivati o improvvisati non fa di certo il bene degli allievi e sancisce di fatto un livellamento verso il basso della qualità della scuola italiana. Per tutte queste ragioni la proposta di Giuseppe Valditara appare più che ragionevole. Per fare ripartire il Paese è fondamentale investire sui giovani e sulla formazione, e rendere più appetibile e motivante il ruolo del docente potrebbe essere il primo passo verso questa direzione. Con buona pace dei sindacati.
Salvatore Di Bartolo, 27 gennaio 2023