Commenti all'articolo Stop al finanziamento dei quotidiani? È giusto
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Angelo Nardi
16 Ottobre 2018, 15:03 15:03
Complimenti al liberale Nicola Porro per aver pubblicato questo articolo assai illiberale. Ma il contenuto è assai contestabile. Nel senso che se ci trovassimo una società dove c’è un panorama di industrie e imprenditori liberi, totalmente svincolati dalla politica, questo sarebbe possibile. Ma in Italia non è così. Vorrei ricordare che non è gratis l’informazione critica né è ovvio che esista in una società organizzata. La nostra democrazia si basa su tre assi storici: potere legislativo, potere giudiziario, potere esecutivo. Servizi per i quali laicamente il cittadino paga con le tasse. Ma accanto a questi da circa un secolo e mezzo si impone anche l’informazione, la stampa (secondo un’antica dizione), il giornalismo. Ebbene, si tratta di un servizio che ha un costo. Non vedo perché lo Stato non debba sostenere parzialmente le spese. Grazie dello spazio liberamente concesso.
Sergio Ciulla
16 Ottobre 2018, 9:57 9:57
Perché lo stesso ragionamento non si applica alla Rai dato che il pagamento in bolletta Enel è coatto anche se l’utenza non ne gradisce i contenuti?
marco colombo
16 Ottobre 2018, 0:06 0:06
Giustissimo!!! Non è corretto finanziare all’infinito un’impresa. Quindi sarebbe doveroso e giustissimo, dopo enne salvataggi falliti, portare i libri in tribunale di Alitalia e anche di Atac. Oppure la regola vale solo per i giornali ?
mario montesano
15 Ottobre 2018, 23:47 23:47
Dipendesse da me esisterebbe solo il lavoro a “cottimo”…
Sarebbe giustissimo togliere questo e tanti altri finanziamenti spesso occulti (alle ferrovie, ad es.).
Scommettiamo che se anche lo faranno poi con altro nome lo reintrodurranno?
Angelo Nardi
15 Ottobre 2018, 23:46 23:46
Trattasi di riflessione da analfabeta della democrazia, come del libero pensiero. L’informazione critica è uno dei quattro assi su cui si poggia uno Stato libero e democratico. Noi giustamente paghiamo per avere il servizio del potere giudiziario, del potere legislativo ed esecutivo. Non vedo perché non dovremmo pagare per il decisivo pilastro dell’informazione critica. Sicuramente è il mercato a sostenere nei fatti le imprese editoriali, ma in un paese come l’Italia, se nin ci fosse un contributo dello stato nessun organo d’informazione potrebbe tenersi in piedi. E questo perché abbiamo un mondo delle imprese troppo legato alla politica e immaginare un editore puro è fantasia. Ma Porro queste cose non le sa?
Enzo Altieri
15 Ottobre 2018, 18:55 18:55
Sono un imprenditore e nella mia vita ho fatto tante attività.
NESSUNO MI HA MAI AIUTATO!
Quando ero in difficoltà mi sono dovuto vendere pure il fondoschiena!
Perchè taluni devono ricevere aiuti e altri no?
Assurdo.
Venditori di chiacchiere MANTENUTI CON I MIEI SACRIFICI!
Mentre io facevo i debiti con le banche che mi succhiuavano fino al 30% di interessi, i giornali godevano di finanziamenti per sporcare della carta.
Che voltastomaco.
Complimenti al liberale Nicola Porro per aver pubblicato questo articolo assai illiberale. Ma il contenuto è assai contestabile. Nel senso che se ci trovassimo una società dove c’è un panorama di industrie e imprenditori liberi, totalmente svincolati dalla politica, questo sarebbe possibile. Ma in Italia non è così. Vorrei ricordare che non è gratis l’informazione critica né è ovvio che esista in una società organizzata. La nostra democrazia si basa su tre assi storici: potere legislativo, potere giudiziario, potere esecutivo. Servizi per i quali laicamente il cittadino paga con le tasse. Ma accanto a questi da circa un secolo e mezzo si impone anche l’informazione, la stampa (secondo un’antica dizione), il giornalismo. Ebbene, si tratta di un servizio che ha un costo. Non vedo perché lo Stato non debba sostenere parzialmente le spese. Grazie dello spazio liberamente concesso.
Perché lo stesso ragionamento non si applica alla Rai dato che il pagamento in bolletta Enel è coatto anche se l’utenza non ne gradisce i contenuti?
Giustissimo!!! Non è corretto finanziare all’infinito un’impresa. Quindi sarebbe doveroso e giustissimo, dopo enne salvataggi falliti, portare i libri in tribunale di Alitalia e anche di Atac. Oppure la regola vale solo per i giornali ?
Dipendesse da me esisterebbe solo il lavoro a “cottimo”…
Sarebbe giustissimo togliere questo e tanti altri finanziamenti spesso occulti (alle ferrovie, ad es.).
Scommettiamo che se anche lo faranno poi con altro nome lo reintrodurranno?
Trattasi di riflessione da analfabeta della democrazia, come del libero pensiero. L’informazione critica è uno dei quattro assi su cui si poggia uno Stato libero e democratico. Noi giustamente paghiamo per avere il servizio del potere giudiziario, del potere legislativo ed esecutivo. Non vedo perché non dovremmo pagare per il decisivo pilastro dell’informazione critica. Sicuramente è il mercato a sostenere nei fatti le imprese editoriali, ma in un paese come l’Italia, se nin ci fosse un contributo dello stato nessun organo d’informazione potrebbe tenersi in piedi. E questo perché abbiamo un mondo delle imprese troppo legato alla politica e immaginare un editore puro è fantasia. Ma Porro queste cose non le sa?
Sono un imprenditore e nella mia vita ho fatto tante attività.
NESSUNO MI HA MAI AIUTATO!
Quando ero in difficoltà mi sono dovuto vendere pure il fondoschiena!
Perchè taluni devono ricevere aiuti e altri no?
Assurdo.
Venditori di chiacchiere MANTENUTI CON I MIEI SACRIFICI!
Mentre io facevo i debiti con le banche che mi succhiuavano fino al 30% di interessi, i giornali godevano di finanziamenti per sporcare della carta.
Che voltastomaco.