“L’embargo al gas russo per noi sarebbe una tragedia economica e energetica”. A lanciare l’allarme per il prossimo inverno è Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, che sulla “Stampa” ha messo in guardia il governo sullo scenario che potrebbe presentarsi nel caso l’Italia decidesse di chiudere definitivamente i rubinetti del gas in arrivo da Mosca.
L’accordo con l’Algeria
Il premier Draghi nelle ultime ore ha siglato un accordo con l’Algeria che vedrà l’arrivo di 9 miliardi di metri cubi a partire dal 2024. Per quest’anno ne arriveranno solo tre, mentre nel 2023 saliranno a sei miliardi per poi arrivare a regime tra due anni. Visti i numeri e stando così le cose non possono che prospettarsi inverni freddi, molto freddi. “L’accordo con l’Algeria – spiega Tabarelli – vale 9 miliardi di metri cubi sui 29 miliardi russi da sostituire. Questo ci conferma che se domani dovessimo mettere in pratica l’embargo totale del gas di Mosca ci attenderebbe un razionamento forte. Non dare gas alle fabbriche, alle scuole, alle amministrazioni pubbliche.”
Aria di razionamenti
Razionamento che prevedrebbe inevitabilmente altri interventi, più simbolici che pratici, come quella di abbassare il riscaldamento: “Con una temperatura più bassa si può sperare nella migliore delle ipotesi di tagliare un miliardo di metri cubi.” Una misura di facciata che quindi servirebbe in minima parte a coprire la cifra dei 29 miliardi. Quindi, dove prenderemo il gas mancante? “Un miliardo in più lo possiamo ricevere dalla Libia, un paio dall’Azerbaijan, poi c’è il gas liquefatto però anche in questo caso ci vuole tempo per gli impianti di rigassificazione.”
“Più carbone e legna…”
Per poi arrivare allo scenario più drastico: “Bisogna far lavorare meno le fabbriche, utilizzare più carbone se i sindaci delle città dove ci sono le centrali ce lo lasciano fare. Quindi cercare di usare tutti i prodotti petroliferi al posto del gas e la legna nella aree rurali, ma vanno tolti subito i vincoli ambientali sulle polveri sottili.”