Stop al test di medicina, perchè è giusto archiviare il “vecchio regime”

Messaggio alla Crui: bisogna allargare gli spazi di libertà, non certo difendere l’esistente

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test medicina

Il sistema attuale con cui si selezionano i futuri medici è al tempo stesso ingiusto (perché il numero chiuso universitario limita l’accesso alla professione, impedendo a molti giovani di perseguire i loro obiettivi formativi e professionali) e irrazionale (poiché si basa su un test che dice poco o nulla delle effettive capacità e motivazioni dei futuri dottori). Bisogna fare il possibile per superarlo.

Per questo motivo sarebbe urgente liberalizzare l’accesso dei giovani e anche la possibilità per università, ospedali e altre istituzioni sanitarie di offrire alle nuove generazioni i percorsi formativi che essi sono in grado di predisporre. Tra l’altro, in tutta Europa si patisce una terribile carenza di laureati in medicina e nei corsi universitari collegati. Il risultato è che ovunque si impedisce a chi lo vorrebbe di studiare medicina e poi si deve ricorrere all’importazione di laureati da altre realtà: Est Europa, Nord Africa, Asia e via dicendo. La decisione di pianificare dall’alto il futuro del sistema sanitario ha prodotto – e non c’è da sorprendersene – un esito catastrofico.

Ora la ministra Anna Maria Bernini ha reso nota una proposta che non liberalizza il sistema, ma quanto meno innalza il numero dei posti a disposizione per chi voglia studiare medicina. Oltre a ciò, l’intenzione è di sostituire l’obbrobrio dei quiz a crocetta su argomenti di cultura generale con una selezione in fieri, che avrà luogo dopo un semestre di frequenza ed esami. Si può discutere sull’una come sull’altra delle scelte compiute, ma è difficile ritenere che siano peggiorative rispetto alla situazione attuale.

Eppure ancora una volta l’associazione che riunisce i rettori degli atenei in presenza, la Crui, s’è schierata a difesa del “vecchio regime”. Poco importa che il numero chiuso sia essenzialmente nell’interesse di quei medici che temono la concorrenza dei nuovi laureati. E se non ci si può sorprendere che una burocrazia pubblica si schieri con le logiche più corporative, è comunque triste constatare che oggi gli atenei statali sono espressione del conservatorismo più retrivo.

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I rettori avrebbero un compito: stimolare la politica ad offrire agli studenti e anche agli atenei più spazi di libertà e di iniziativa. Come la scienza ha bisogno di pluralismo e confronto, allo stesso modo il sistema educativo può migliorare solo grazie a quella competizione che può essere generata da una sburocratizzazione complessiva del sistema.

Se la Crui vuole criticare la proposta Bernini lo faccia. Ma per allargare gli spazi di libertà, e non certo per difendere l’esistente.

Carlo Lottieri, 22 ottobre 2024

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