I toni dei post di Marcello De Angelis sul 2 agosto non sono stati felici, come pure alcuni passaggi risultano inutilmente polemici. Esprimendosi così, si è inevitabilmente facilitata una polemica. Ma la sostanza è un’altra.
Perché un cittadino (anche se è collaboratore di un presidente di Regione) non può esprimere legittimamente un dubbio su una sentenza?
Le sentenze vanno certamente rispettate, ma si possono discutere. Non sono dogmi né materia di fede. Da questo punto di vista, è surreale e a mio avviso da respingere la richiesta di dimissioni di De Angelis avanzata dalla sinistra. Molti anni fa, numerose e autorevoli personalità di sinistra (comunisti, verdi, politici, giornalisti) affiancarono esponenti radicali in un comitato dal significativo nome “E se fossero innocenti?”, riferito – per la strage di Bologna – a Mambro e Fioravanti.
Fascisti anche i membri di quel comitato? Rispettare e prendere atto di una sentenza, ma al tempo stesso dubitarne e discuterla non è più possibile nell’Italia del 2023? Prospettiva poco rassicurante.
Daniele Capezzone, 7 agosto 2023