Esteri

La guerra in Ucraina

Strage di Bucha, la Svizzera predica calma (e tentenna sulle sanzioni)

Esteri

di Andrea Gebbia, da Ehrendingen (Svizzera)

In Svizzera la Segreteria di Stato dell’economia (SECO), in stretta collaborazione con i 26 Cantoni, ha la responsabilità di applicare le sanzioni finanziarie e commerciali contro la Russia, contribuendo al tentativo occidentale di frenare l’aggressione dell’Ucraina.

In vari Cantoni ci sono tuttavia ancora molti dubbi e incertezze sulla corretta applicazione delle sanzioni, come testimonia per esempio la protesta del direttore finanziario del cantone Zug, Heinz Taennler. Egli ritiene di non aver ricevuto alcuna direttiva da Berna su come fare a ricercare concretamente il denaro degli oligarchi russi nel suo Cantone (tra l’altro uno di quelli con le condizioni finanziarie piu’ appetibili per imprese che vogliano installarsi nella Confederazione). In mancanza di chiare regole, i relativi responsabili cantonali non vogliono interpretare il ruolo di investigatori che debbano rincorrere presunti patrimoni o beni stranieri nascosti.<

Il ministro dell’economia, Guy Parmelin, ha quindi presentato ed emesso una nuova circolare per far luce su questo delicato argomento. Il promemoria descrive le basi legali, i temi principali e il ruolo dei Cantoni nel rendere effettive le sanzioni internazionali. In particolare si chiariscono gli obblighi di notifica che il registro del commercio, il registro fondiario e le autorirà fiscali devono rispettare. Quindi non solo le banche, ma anche i Cantoni devono comunicare attivamente a Berna possibili immobili, auto di lusso o jet privati degli oligarchi, in modo che questi beni possano venire congelati senza possibilità di venderli o trasferirli in località piu’ favorevoli.

L’obbligo di denuncia delle autorità finanziarie cantonali, secondo le istruzioni del governo federale, farà cadere anche il segreto fiscale che di solito si applica ai “normali” contribuenti. Allo stesso modo gli uffici catastali, con la loro denucia di beni collegati a ricchi possidenti russi vicini a Putin, causeranno la segnalazione sul registro fondiario degli immobili incriminati.

E proprio mentre si tentenna un po’ sulle sanzioni, le drammatiche immagini che sono arrivate da Bucha ci ricordano che la guerra è una cosa terribile e molti Paesi pensano giustamente di inasprire i provvedimenti contro il governo russo.

Come riportato da vari quotidiani svizzeri, tra cui NZZBlick e swissinfo.ch fino al Vaterland del Liechtenstein, il presidente della Confederazione Elvetica, che ne è anche ministro degli esteri, Ignazio Cassis, ha reagito secondo alcuni un po’ troppo tiepidamente alle ultime drammatiche notizie dall’Ucraina. Al contrario di altri capi di stato o ministri degli esteri, il presidente/ministro Cassis ha laconicamente dichiarato in una brevissima conferenza stampa che, pur di fronte ad immagini scioccanti (riferendosi ai drammatici resoconti arrivati da Bucha), “la diplomazia deve mantenere la calma“, senza mai usare l’espressione “crimini di guerra”.

La Svizzera comunque, a dispetto delle parole forse un po’ compassate, ha dato un segnale forte richiedendo subito alla Corte internazionale di giustizia, all’ONU e all’OCSE una indagine internazionale indipendente in modo che i responsabili possano essere individuati e perseguiti penalmente, come riportato dal Tagblatt di San Gallo.