Strage di Cutro, la Procura mette nel mirino la Guardia Costiera

Nuove perquisizioni nei confronti di Frontex, guardia costiera e di finanza per accertare le responsabilità sul naufragio di Cutro

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La notizia è di questa mattina: i carabinieri hanno eseguito una serie di perquisizioni, disposte dalla Procura della Repubblica di Crotone, nelle sedi di Frontex, Guardia di finanza e Guardia costiera, nell’ambito dell’inchiesta aperta dopo il naufragio di Cutro, dove persero la vita quasi un centinaio di migranti lo scorso 26 febbraio. Il caso conta ancora una trentina di dispersi e diventò tragicamente celebre a causa delle responsabilità che l’opposizione sollevò nei confronti del governo Meloni, in questo caso colpevole di aver ritardato i soccorsi che avrebbero potuto salvare i migranti.

Il naufragio di Cutro

L’imbarcazione che naufragò sulla spiaggia di Steccato di Cutro venne avvistata da Frontex la notte del 25 febbraio, per poi essere raccolta dalla Guardia di finanza che inviò immediatamente due unità navali, rispettivamente da Taranto e Crotone, per salvare l’imbarcazione. A causa delle condizioni meteo avverse, però, i mezzi militari tornarono indietro e la Guardia costiera intervenne solo dopo 6 ore con una motovedetta. Nel frangente, quest’ultima non era mai stata avvisata della segnalazione compiuta.

Per approfondire:

La ricostruzione

Come più volte dimostrato dalle telecamere di Quarta Repubblica e dalle colonne di questo sito, la causa principale della tragedia risiede nelle scellerate manovre compiute dai trafficanti di esseri umani, a poche centinaia di metri dalle coste italiane. Come ricostruito anche dalla giornalista dell’agenzia di stampa Adnkronos, Elvira Terranova, dopo aver raccolto nuove dichiarazioni dei migranti sopravvissuti, “gli scafisti impedivano ai migranti, che gridavano per la paura sul barcone in balia delle onde, a pochi chilometri dalle coste di Crotone, di lanciare l’allarme per paura di essere arrestati. Poi, in piena notte, lo schianto sulla secca. E la fuga degli scafisti. Un testimone racconta di avere tentato di bloccarli, senza riuscirci”.

Nella notte del naufragio, come ribadito dai migranti presenti sull’imbarcazione, “la barca ha cambiato più volte la velocità di navigazione, alcune volte accelerava, poi si fermava. A un certo punto, ho visto delle luci provenienti dalla spiaggia, in quel momento la barca stava navigando ad alta velocità, per poi virare repentinamente. Subito dopo questa manovra, l’imbarcazione si capovolgeva spezzandosi e imbarcando acqua”.

Da questo scenario, entra in gioco la Procura di Crotone, che ora sta indagando proprio per accertare se innanzitutto vi sarebbero state le condizioni per intervenire e se eventualmente vi siano state delle omissioni o dei ritardi. Il tutto sarebbe necessario per stabilire poi quale fosse la filiera delle competenze e chi sarebbe dovuto intervenire per soccorrere i migranti sul barcone. Per la Guardia Costiera non c’è pace, dunque: dopo gli attacchi politici, ora pure l’indagine dei pm.

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