La vicenda dello spaventoso massacro di Erba, avvenuto il 11 dicembre 2006, continua a dominare le pagine della cronaca giudiziaria del nostro Paese, segnando uno dei momenti più bui e insanguinati degli ultimi anni. Olindo Romano e Rosa Bazzi, ritenuti colpevoli di aver compiuto la strage e condannati all’ergastolo, hanno persistito nella richiesta di una revisione del processo nella speranza di ribaltare le sentenze che li hanno visti colpevoli in primo, secondo e terzo grado.
La loro ultima speranza si è infranta poco fa, quando la Corte d’Appello di Brescia, sotto la presidenza di Antonio Minervini, ha respinto la richiesta di un nuovo processo. La difesa degli accusati aveva avanzato quello che riteneva fossero nuovi elementi di prova, ma secondo i magistrati tali elementi non erano né rilevanti né convincenti a sufficienza per riaprire il caso, chiudendo definitivamente la porta a ogni possibile revisione.
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Questa sentenza è l’ultimo atto di un percorso giudiziario prolungato, iniziato con una richiesta di revisione proposta dal sostituto procuratore generale della Repubblica di Milano, Cuno Tarfusser, e successivamente appoggiata dagli avvocati di Romano e Bazzi. Nonostante gli sforzi della difesa, la fermezza della Corte ha confermato la responsabilità dei due nell’atroce crimine, una delle tragedie più oscure che abbiano mai colpito l’Italia.
La camera di consiglio è iniziata intorno alle 11 del mattino e si è conclusa intorno alle 15. L’udienza si era aperta con le dichiarazioni del pg di Brescia Guido Rispoli, che aveva deciso di non replicare rispetto alla difesa di Olindo e Rosa: “Abbiamo deciso di non replicare non tanto perché non ci siano argomenti a cui controbattere – ha detto – ma abbiamo ritenuto che a un anno di distanza dalla prima richiesta di revisione e a quattro mesi dalla prima udienza abbiamo deciso che è ora di sentire la parola del giudice. Concludo insistendo che in questa fase possa esserci una sentenza di inammissibilità anche rispetto all’ultima memoria”.
Quella sera dell’11 dicembre, secondo le sentenze, Olindo Romano e Rosa Bazzi uccisero senza pietà quattro persone: Raffaella Castagna, vicina di casa, suo figlio Youssef di appena due anni, Paola Galli, madre di Raffaella, e Valeria Cherubini, un’altra vicina che si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato. La brutalità di queste uccisioni ha lasciato un’impronta indelebile nel cuore della comunità di Erba e dell’intera nazione.
Durante il processo, la testimonianza di Mario Frigerio, marito di Valeria Cherubini e sopravvissuto al tentativo di omicidio grazie a una fortuita anomalìa fisica, ha avuto un ruolo decisivo. Frigerio, gravemente ferito da Olindo, è riuscito a sopravvivere e la sua testimonianza ha pesantemente influenzato l’esito delle indagini, demolendo le tesi difensive e rafforzando le prove a carico dei coniugi Romano-Bazzi.
Articolo in aggiornamento
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