Quello che Toni Capuozzo, su questo giornale, prova a far capire da giorni è riassunto nel titolo odierno della Stampa.it. Testuale: “Putin spara missili sulla stazione di Kramatorsk”. Direte: dov’è l’errore? In fondo è tutto vero: ci sono almeno 39 civili trucidati nella cittadina dove migliaia di civili stavano cercando di scappare dalla guerra; il missile si vede chiaramente; il sangue è dappertutto; c’è la disperazione, l’orrore, la guerra. Unico problema: nessuno sa ancora, per certo, di chi sia quel missile caduto sulle teste di inermi civili innocenti. Le parti in causa di rimpallano la responsabilità e non ci sono inchieste indipendenti che possano già attribuire la colpa a una o all’altra parte.
Cosa sappiamo?
Quello che sappiamo, per ora, è che probabilmente si tratta della più sanguinosa strage di civili dallo scoppio della guerra in Ucraina. Al momento si registrano almeno 39 morti e 300 feriti, molti dei quali gravi. Le immagini di Kramatorsk, snodo ferroviario nell’Est del Paese, parlano chiaro: il missile (o i missili?) caduto intorno alle ore 10 italiane ha provocato un massacro. Ma chi lo ha sparato?
La versione di Kiev
Secondo l’Ucraina i colpevoli sarebbero i russi. In questa zona infatti Mosca sta concentrando i suoi sforzi militari dopo la ritirata da Kiev, come annunciato dal ministero della Difesa. La zona di Kramatorsk del Donbass si trova ancora sotto il controllo ucraino, ma è molto vicina alla linea di contatto tra i due eserciti. Ieri sera le autorità locali avevano invitato i residenti a lasciare l’area che, con ogni probabilità, sarebbe presto diventata obiettivo di un attacco russo. È quello che è avvenuto? I militari delle repubbliche separatiste del Donbass hanno colpito i civili che si erano radunati per scappare? “Mancando della forza e del coraggio di affrontarci sul campo di battaglia, stanno cinicamente distruggendo la popolazione civile”, ha scritto Volodymyr Zelensky. “Questo è un male che non ha limiti e se non verrà punito non si fermerà mai”.
L’Europa e i grandi dell’Occidente ne sono convinti: si tratta dell’ennesima atrocità degli uomini di Putin. “I missili non sono fake, i responsabili dei crimini di guerra dovranno affrontare la giustizia”, ha detto la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola. La Casa Bianca parla di “immagini orribili e devastanti”. La Gran Bretagna si accoda. “L’attacco missilistico di questa mattina alla stazione usata per evacuare civili in Ucraina è spregevole – aggiunge Ursula von der Leyen – Sono sconvolta e offrirò personalmente le mie condoglianze al presidente Zelensky. I miei pensieri vanno alle famiglie delle vittime”. Secondo Kiev l’attacco sarebbe stato preceduto da una ricognizione russa, forse con dei droni.
Che missile era?
Mosca, ovviamente, smentisce. La prima questione da chiarire riguarda il reperto fotografato di fronte alla stazione. Chi lo ha in dotazione? Per l’Ucraina si tratta di un missile russo ad alta precisione Iskander. La Russia invece ritiene si tratti di un missile Tochka-U “utilizzato solo dalle forze armate ucraine”. Il ministero della difesa di Mosca nega di aver svolto operazioni in loco, parla di “provocazione ucraina” e ricorda che il 14 marzo un missile simile “lanciato da una divisione della 19/a Brigata missilistica dell’esercito ucraino aveva colpito il centro di Donetsk, uccidendo 17 civili e ferendone altri 36”. Secondo quanto riportano le agenzie russe come Tass e Interfax, il Cremlino ritiene che l’attacco sarebbe stato lanciato da un battaglione missilistico situato nella località di Dobropolye, “45 chilometri a sud-ovest della città”, per “impedire ai civili di partire” e così usarli come “scudi umani”.
Chi ha ragione? Repubblica scrive che, analizzando la tipologia di missile, “secondo alcuni addetti ai lavori” la “tesi ucraina risulterebbe aver meno fondamento”. Confrontando le fotografie dell’ordigno caduto a Donetsk qualche settimana fa e quello odierno di Kramatorsk la somiglianza non manca. C’è un problema, però: sia l’Ucraina (ne possiede almeno 500) che le repubbliche separatiste del Donbass hanno in dotazione simili armamenti missilistici. Difficile dunque attribuirlo all’istante all’una o all’altra parte in conflitto.
La scritta sui bambini
Ad aiutare le indagini potrebbe essere la scritta apparsa sulla carcassa del missile. Anche qui non è possibile attribuire ancora all’una o all’altra parte la paternità di quanto scritto. Secondo alcune fonti, infatti, l’espressione in russo non significherebbe “per i bambini” come auspicio (“questo missile è per colpire i bambini”), ma più come una rivendicazione (“questo missile vendica quello che fate ai bambini”). Un dettaglio che potrebbe aiutare a capire se a scriverlo sono stati i russi (“è per colpire i bambini…”) o gli ucraini (“per quello che fate ai bambini…”). Secondo la Bbc, “la frase suggerisce che sia stato sparato a sostegno dei bambini, o in rappresaglia a un attacco ai bambini, piuttosto che rivolto ai bambini”. Per avere certezze, però, c’è ancora da attendere. “La domanda – chi è stato? – ha una risposta, se confidiamo nella lealtà di quella che non è una parte terza, nel conflitto – scrive Toni Capuozzo – La Nato sa, perché monitora tutti i lanci di missili e dunque sa da dove è partito. Ha una risposta, se confidiamo nella lealtà di quella che non è una parte terza, nel conflitto. La Nato sa, perché monitora tutti i lanci di missili e dunque sa da dove è partito”.