La delibera annunciata dal sindaco di Firenze – con la quale intenderebbe, senza averne i poteri, vietare da un giorno all’altro la locazione breve in una parte della città – non è solo palesemente incostituzionale, ma è addirittura eversiva. Dario Nardella è noto per il suo disprezzo per il diritto di proprietà. Nel corso del tempo, riferendosi agli affitti brevi, ha usato espressioni come “rendita passiva”, “rendita parassitaria”, e via sproloquiando. Ma analogo approccio anti-proprietario aveva manifestato, in tempo di pandemia, nei confronti dei possessori di locali commerciali, per i quali proponeva con leggerezza ricette degne di un Paese a socialismo reale.
Ora, però, ha superato ogni limite. Poiché il sindaco-sceriffo non ha gradito la bozza di disegno di legge con la quale il ministro del Turismo intenderebbe introdurre l’ennesima normativa in materia di affitti brevi (bozza che abbiamo criticato, da opposto punto di vista, in altro articolo), lui ha deciso che farà da sé. In barba alla Costituzione (che riserva allo Stato la legislazione riguardante le locazioni) e in spregio al buon senso (e forse anche al buon gusto). La furia anti-proprietà, naturalmente, fa passare in secondo piano non solo la Costituzione, ma anche i diritti più elementari dei cittadini: quello di proprietà, ovviamente, ma anche quello al libero impiego del risparmio, alla libera iniziativa in genere.
Nel corso della conferenza stampa (ma sarebbe meglio chiamarla comizio) in cui ha reso nota la sua decisione, Nardella ha tentato di presentarsi come un politico equilibrato facendo riferimento anche a – futuri, e quindi tutti da verificare – incentivi fiscali. Ma il linguaggio con cui lo ha fatto ha tradito la natura del personaggio. “Useremo la leva fiscale – ha detto Nardella – per tutti coloro che vorranno collaborare e tornare indietro: i proprietari di immobili, attualmente destinati ad affitto breve, che vorranno tornare a fare affitti di lungo periodo, avranno da parte della nostra amministrazione un incentivo”. Sì, “collaborare”, ha davvero usato quel verbo. Come se parlasse di mafiosi che si pentono.
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La vicenda ha anche aspetti farseschi, come quello rappresentato dai commenti degli albergatori. Il presidente di Federalberghi Firenze ha dichiarato: “La decisione del sindaco Dario Nardella di cercare una soluzione per superare l’empasse in cui ci troviamo da tempo e che ci impedisce di riordinare la questione dell’accoglienza turistica salvaguardando i centri storici e favorendo il ritorno della residenzialità è del tutto condivisibile e positiva. Per altro viene dopo quella di impedire le funzioni di ostello agli studentati a dimostrazione dell’attenzione che l’amministrazione sta rivolgendo alla città e al riordino dei flussi turistici oltre che al problema dell’emergenza abitativa”. Ci sarebbe da ridere, se non si trattasse di una faccenda maledettamente seria. L’associazione delle imprese alberghiere, dunque, sarebbe preoccupata per la “residenzialità”, per la salvaguardia dei centri storici e per l’emergenza abitativa. E i giornali pubblicano affermazioni di questo genere, insultando l’intelligenza dei lettori, come se potessero avere un minimo di credibilità.
In ogni caso, se la delibera verrà davvero emanata, Confedilizia attiverà tutti gli strumenti legali disponibili per tutelare le vittime di questo abuso, cercando di far emergere, e quindi perseguire su tutti i piani, anche le responsabilità personali del Sindaco e della Giunta. Nardella scherza con i diritti, le proprietà e i soldi degli altri. Se qualcuno del suo partito non lo ricondurrà alla ragione, noi cercheremo un giudice che gli faccia passare la voglia di fare il bullo nonostante indossi una fascia tricolore.
Giorgio Spaziani Testa, 4 giugno 2023