di Paolo Becchi e Giuseppe Palma
Il governo inglese ha recentemente diffuso i dati ufficiali sulle reazioni da vaccino anti-Covid. Qui da noi non ne ha parlato nessuno, anzi il Tg1 del servizio pubblico ha persino negato la notizia, che per fortuna è apparsa on line su Affari Italiani e su qualche altro sito sempre on line tipo Fanpage, che hanno riportato i dati pubblicati dal governo di sua Maestà sul sito ufficiale, segno di grande trasparenza di un governo che ha puntato sulla vaccinazione di massa ma non ha timore di rendere pubbliche le reazioni avverse al vaccino.
Dati non allarmanti ma significativi
Vediamoli questi dati. Al 28 febbraio 2021 nel Regno Unito sono state somministrate 20.275.451 prime dosi vaccinali, con diverse documentate reazioni avverse in 87.638 casi complessivi (33.207 dopo il vaccino Pfizer-BioNTech e 54.180 dopo quello di AstraZeneca, più ulteriori 251 a seguito di altre marche non specificate). Ci sono stati complessivamente 502 decessi e 43 cecità totali. Nello specifico, per quanto riguarda i decessi, 227 si sono verificati a seguito del vaccino americano Pfizer e 275 dopo quello patrio di AstraZeneca.
In termini statistici, per ciò che riguarda le reazioni avverse, parliamo dello 0,43% sul totale delle vaccinazioni effettuate, dato che scende allo 0,0025% se prendiamo in considerazione i decessi. Sono dati non allarmanti, ma comunque significativi e andrebbero resi noti, come andrebbero rese note le reazioni avverse che ci sono anche in Italia. E invece ci si limita a pubblicare qualche notizia di cronaca sottolineando alcuni decessi avvenuti dopo la vaccinazione non avrebbe “nessuna correlazione” con essa. Insomma, se si muore di infarto con tampone positivo si muore di Covid, se si muore di infarto dopo la vaccinazione si muore di infarto.
Dopo un anno le campane a morto dei media suonano il numero di 100mila decessi “con e per Covid”, calcolando tra i decessi anche quelli che – pur avendo contratto il virus – sono morti per altra patologia. Tanta solerzia e scrupolo nel conteggiare i morti “con e per virus”, ma nessuna notizia ufficiale sinora da parte della Protezione Civile sulle reazioni avverse a seguito della vaccinazione. Eppure sarebbe un diritto dei cittadini sapere quante e quali sono le reazioni avverse ai vaccini effettuati nel nostro Paese e quanti i decessi avvenuti a causa delle inoculazioni. Il governo britannico ha reso pubbliche tali notizie e le vaccinazioni procedono ugualmente, perché la nostra Protezione Civile tace?
Reazioni ai vaccini: perché non pubblicare i dati?
È suo compito comunicare i dati all’Iss non solo per le valutazioni statistiche, che pur sono importanti, ma soprattutto per la conoscibilità pubblica. Sono ancora impresse nella mente di tutti gli italiani le conferenze-stampa a reti unificate di marzo e aprile scorso in cui Borrelli leggeva i bollettini dei decessi giornalieri, e ancora oggi il bollettino di guerra viene pubblicato da diversi giornali, ma allora perché non rendere pubblici anche i dati sulle reazioni ai vaccini o sui relativi decessi?
I morti da Covid di un anno fa furono tutti cremati sulla base di un’ordinanza illegittima del ministro della Salute, mentre su quelli successivi non vengono di regola effettuate le autopsie (così non sapremo mai in quanti casi il virus è stata la causa del decesso), nel caso invece dei morti da vaccino si dice che bisogna aspettare l’autopsia per ammettere l’eventuale relazione col vaccino. Due pesi e due misure, e comunque siamo in attesa dei risultati di queste autopsie o non verranno neppure questi resi pubblici? Come che sia gli inglesi hanno reso pubblici i loro dati, perché non analizzarli?
Non si rendono pubblici questi dati per non allontanare la gente dalla soluzione di vaccinarsi? Insomma, bisogna vaccinarsi e basta, costi quel che costi, sperando fideisticamente che il Signore te la mandi buona, puoi solo affidarti a Lui, se ci credi, perché firmando il documento del consenso informato in caso di morte o di qualsiasi reazione avversa non ci sarà alcun risarcimento. Eppure una sana prudenza consiglierebbe sulla base dell’esperienza inglese di andarci piano con quei vaccini che noi abbiamo deciso di inoculare – sono infatti gli stessi adoperati dagli inglesi – e di fare un esame sierologico prima della vaccinazione per essere certi di non aver contratto in qualche modo inconsapevolmente il virus (si pensi al fatto che ci sono molti “asintomatici”) e quindi di non di avere sviluppato gli anticorpi, perché se questo fosse avvenuto, se cioè il soggetto sottoposto a vaccinazione avesse già sviluppato gli anticorpi, il vaccino non andrebbe proprio somministrato, dal momento che in questo caso esso rischia di produrre una amplificazione della risposta anticorpale la quale può anche avere in casi estremi esito fatale.