Politica

Sugli immigrati avevamo ragione noi

Da Lula a Kamala Harris fino al Olaf Scholz, la sinistra si arrende all’evidenza: l’immigrazione incontrollata è un problema

germania scholz migranti © shironosov, Serhii Yevdokymov e Jakub Pokorski tramite Canva.com

Olaf Scholz che si dichiara “furioso” e “adirato” per l’attentato di Solingen e promette “espulsioni” di massa contro “chi non deve restare”, ovvero i clandestini, è forse il caso più eclatante. O magari solo il più recente. Testimonia però che sulla gestione dei migranti, sul rischio che “i terroristi arrivino coi barconi”, sui problemi di integrare masse di immigrati, sull’islam, le Banlieue, eccetera eccetera eccetera, avevamo ragione noi. O meglio: aveva ragione chi già nel 2014 e nel 2017 lanciava l’allarme, faceva notare ai signori dell’accoglienza “a tutti i costi” che salvare chi fugge dalle guerre è sacrosanto ma a tutto c’è un limite. È il limite della convivenza civile o, per dirla con le parole di Karol Wojtyla, non esattamente un perfido sovranista, è la necessità di tenere in considerazione “le esigenze del bene comune”, del “rispetto delle leggi” e della cultura che ospita.

Invece per anni il mondo è andato al contrario, convinto – come Angela Merkel – che la ricca Europa “ce l’avrebbe fatta” ad aprire le porte a tutti. Una pia illusione crollata prima in Francia, con gli attentati che hanno insanguinato il Paese tra jihadisti arrivati via mare o radicalizzati in periferie ad alta immigrazione; e poi esplosa in Belgio, con le sue Molembeck o Schaerbeek: da qui – per fare solo un esempio – veniva Abdeslam Lassoued, cittadino tunisino irregolare, a cui era stato negato l’asilo e che ha ammazzato due svedesi. Un inganno di cui spesso l’Italia è stata porto di primo sbarco: molti terroristi, tra cui proprio quello di Bruxelles, sono approdati nel Belpaese prima di andare a insanguinare mezza Europa. Era sbarcato a Lampedusa anche Anis Amri, l’assassino tunisino che nel 2016 firmò la strage di Natale a Berlino lanciando un furgone sulla folla. Da allora la Germania ha conosciuto altri fatti tremendi. Due su tutti: gli stupri di massa di Colonia e, pochi giorni, fa la strage di Solingen. Ci sono voluti quasi dieci anni, ma alla fine l’illusione si è presentata come tale anche agli occhi del freddo Olaf Scholz: Berlino non sarà più la terra dell’accoglienza in stile Merkel (un milione circa i profughi arrivati), ma darà nuovo impulso alle espulsioni già annunciate nel 2023 e bloccherà per quanto possibile gli ingressi.

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Una inversione ad U, ma non in solitaria. Fa infatti sorridere che in pochi giorni quasi tutti i grandi paladini della sinistra, da Lula a Kamala Harris, sull’immigrazione abbiano sposato le tesi dei “populisti di destra”. Del presidente brasiliano abbiano parlato stamattina, costretto a inasprire le regole per soggiornare nel Paese verdeoro a causa di un eccesso di immigrati negli aeroporti. Sulla candidata democratica alla Casa Bianca, giusto per avere un punto di vista non di parte, vale la pena leggere il commento di Federico Rampini pubblicato ieri sul Corriere. In sostanza, in merito ad uno dei temi più sentiti dagli americani, anche da latinos e neri, colpiti dalla concorrenza di manodopera immigrata, la Harris sta “copiando Trump per battere Trump”. Vi ricordate quattro anni fa? L’amministrazione Biden denunciò in campagna elettorale le politiche di The Donald, biasimò “il muro col Messico” e promise, arrivati al potere, di porre fine alla “vergogna morale e nazionale dell’amministrazione precedente”. Infatti la sinistra dem fece proclami di accoglienza e le città liberal si adeguarono al verbo progressista. Risultato: pochi mesi dopo Kamala andò in Guatemala per dire ai cittadini di “non venire” negli Usa perché “sarete rimandati indietro”. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti e oggi i democratici americani avanzano idee per limitare l’immigrazione scopiazzando le proposte di Trump.

In fondo il ragionamento era, ed è, semplice. È responsabilità dei governi controllare “i flussi di migranti” (sempre Giovanni Paolo II dixit) affinché si arrivi ad “un giusto ordine” e a “modi di convivenza rispettosi di tutti”. Accogliere significa gestire, non farsi sopraffare. Cioè scegliere chi può entrare e chi no senza delegare il tutto al caso o ai trafficanti di uomini. Non ci offenderemo se i vari Lula, Harris, Scholz e Macron ammetteranno che, in fondo in fondo, avevamo ragione noi. Che lo capisca la sinistra italiana, invece, non ci speriamo granché.

Giuseppe De Lorenzo, 27 agosto 2024

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