Se quella offerta dalla mamma di Seid è la dimostrazione ultima dell’inattendibilità dei profeti della sinistra sulla presunta segregazione, essa è anche un ribaltamento radicale del paradigma adottato dagli estensori del pensiero unico: lo sfortunato ragazzo non è stato una vittima del razzismo, bensì delle chiusure. Le quali, a quanto pare, potrebbero aver aggravato certe sue fragilità. Un destino che fa ancora più riflettere, se è vero che ormai persino i membri del Cts considerano poco probabile infettarsi all’aria aperta.
Bene. Adesso che si conosce la verità, o almeno quanto raccontato dai genitori della giovane vittima, forse servirebbero un paio di mea culpa da parte di chi per giorni non ha fatto che rilanciare la bufala delle discriminazioni. Non servono fiumi di inchiostro, per carità: solo qualche riga per ribaltare la bugiarda teoria sugli italiani “schifosi” xenofobi. “Chiudete, chiudete, rassegnatevi – dice la mamma di Seid – la sua fine non è dovuta a quello che state scrivendo”. Ma il suo grido probabilmente resterà inascoltato. Perché anche il pudore dei sinistri, ormai, sembra essere finito in lockdown.
Giuseppe De Lorenzo, 8 giugno 2021