Lunedì mattina, la prima parte di Omnibus, condotto su La7 da Alessandra Sardoni, è stata caratterizzata da un imbarazzante dibattito a senso unico con il governo in carica. Due i temi trattati: la riforma della giustizia, con al centro la contestata – da buona parte della magistratura – separazione delle carriere dei togati e, di rimbalzo, la riforma costituzionale basata sul premierato.
Ospite in studio Massimo Franco, opinionista del Corriere della Sera, mai troppo benevolo con Giorgia Meloni e soci, e in collegamento il professore Francesco Clementi che, sempre su La7, si spesso distinto per una linea piuttosto ostile all’attuale maggioranza e Giuseppe Santalucia, presidente dell’Associazione nazionale magistrati, il quale, volente o nolente, si è trovato ad interpretare il ruolo dell’oste.
Ora, senza entrare nel merito di una discussione che, in estrema sintesi, non poteva che magnificare le sorti certe e progressive del dissenso che si starebbe organizzando nel Paese contro le due medesime riforme, lo spettacolo non è stato certo dei migliori. E non lo è stato, a mio avviso, nei confronti di chiunque, a prescindere dalla propria convinzione in merito alle questioni sollevate. Qualcosa di simile l’abbiamo assai spesso, da telespettatori, ascoltata e subita durante la follia pandemica del Covid-19 e che una repentina rimozione di massa ad impedito ai media di analizzare retrospettivamente.
Tuttavia, oggi che nel Paese è svanito il devastante effetto emotivo di una paura esageratamente smisurata, simili dibattiti televisivi, del tutto privi di contraddittorio, esprimono in modo evidente una insopportabile faziosità. D’altro canto La7, con qualche luce e molte ombre, ha adottato da tempo questa linea editoriale, rivolgendosi ad un pubblico di nicchia che, in tal modo, sempre nella nicchia è destinato a restare.
Claudio Romiti, 13 maggio 2024
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