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Sul regime sanitario siamo soli in Europa

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Se dovessimo riassumere con una battuta la decisione di Conte di prorogare al 15 ottobre lo stato di emergenza, potremmo dire che è prorogato lo stato di emergenza in assenza di emergenza ma non c’è nulla di divertente nell’essere l’unica nazione europea in cui le libertà individuali continuano ad essere limitate nonostante (grazie a Dio) i numeri dei ricoveri e dei contagi non giustificano una misura di questo genere. Oggi in Italia non c’è un’emergenza sanitaria, la maggioranza dei nuovi contagi sono di importazione, ovvero provengono dall’estero, le terapie intensive non sono più piene e c’è una maggiore capacità da parte del sistema sanitario di fronteggiare il Covid.

Non è dato sapere se in autunno ci sarà un ritorno del virus con la pericolosità dei mesi scorsi, la comunità scientifica è divisa su questo punto ma non si è mai visto uno stato di emergenza  prorogato in previsione di un’emergenza che potrebbe verificarsi ma anche no. In realtà un’emergenza esiste nel nostro paese e probabilmente esploderà in tutta la sua drammaticità in autunno ed è quella economica. Conte, così solerte a rinnovare i propri “pieni poteri”, non sembra allo stesso modo in grado di offrire risposte serie per contrastare la crisi socio-economica e aiutare lavoratori, imprese, commercianti. Così, il confronto con il resto d’Europa è impietoso; se siamo la nazione con la previsione di maggior calo del Pil per il 2020, l’Italia è l’unico stato in Europa ad aver promulgato lo stato di emergenza fino all’autunno nonostante i numeri del contagio ad oggi nel nostro paese siano tra i più bassi.

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