L’Italia con le sue bellezze e il suo patrimonio sta cadendo in mani straniere. Ecco la tesi del nuovo libro di Mario Giordano. Per gentile concessione dell’autore, un estratto da L’Italia non è più italiana. Così i nuovi predoni ci stanno rubando il nostro Paese, libro di Mario Giordano, uscito da poco per Mondadori. Per una settimana, tutte le sere, sul nostro sito troverete un teaser, una piccolo boccone del libro appena uscito. Ecco la seconda puntata.
Sul tornio sventola bandiera bianca. (…) Quello che colpisce è lo spadroneggiare delle multinazionali sulle nostre piccole e medie aziende, su quelle che sono sempre state la nostra forza, l’ossatura del miracolo economico, la spinta propulsiva dei nostri boom. (….) Da Tokyo a Montecavolo: la Ask, specializzata in impianti radio per auto, è stata comprata dalla giapponese Jvc Kenwood. La Lames, specializzata in alzacristalli, fondata nel 1931 a Chiavari (Genova), fra gli orti e il mare del Tigullio, è della giapponese Hi-Lex. Estremo Oriente scatenato? Negli ultimi sei anni sono 76 le aziende italiane passate in mano nipponica. Ma anche i tedeschi non scherzano. Quelli del gruppo Schuler, per esempio, stanno facendo shopping in Italia: uno degli ultimi acquisti importanti è la Farina Presse di Suello (Lecco). Quelli del fondo Quantum Capital Partners, invece, si sono aggiudicati la GianettiRuote di Ceriano Laghetto: così ora sulla storica azienda, dopo centotrentacinque anni di onorata militanza tricolore, sventola la bandiera di Germania. E tutti a chiedersi: chissà come si troveranno quelli del fondo QuantumCapital Partnerstra Barlassina e CaronnoPertusella…
Sicuramente non avranno tanti riguardi. Quando cala sulla Penisola, infatti, lo straniero non si fa scrupoli. Se non bastassero i casi citati finora, è sufficiente vedere quello che è successo a un’altra piccola e storica impresa della Lombardia, la Albertini Cesare Spa, fondata nel 1932 dal papà di Gabriele, quello che poi sarebbe diventato sindaco di Milano. L’azienda è un gioiello della metalmeccanica: produce scatolette d’alluminio per la Bosch, che a sua volta le usa per lo sterzo della Bmw. Qual è il problema? Semplice: a un certo punto la Albertini è andata un po’ in affanno, era in ritardo a consegnare pezzi. La Bmw ha dovuto rallentare le sue catene di montaggio e ha prodotto 8000 auto in meno del previsto. Si è lamentata con la Bosch. E la Bosch che ha fatto? È scesa in Italia e ha comprato la Albertini. Così. Su due piedi. Senza tanti riguardi. Anzi, con un po’ di fastidio. Come d’estate si scacciano le zanzare. Grande risultato, no? La Albertini era un gioiello italiano. Adesso è diventata una dépendance dei crucchi. E perché? Semplice: per 8000 auto. E un ritardo.
Mario Giordano, L’Italia non è più italiana. Così i nuovi predoni ci stanno rubando il nostro Paese
(2. Segue)