di Paolo Becchi e Giovanni Zibordi
A parte il tema del lockdown e della vaccinazione e i loro risvolti sull’economia, l’altro tema di cui si parla ora è il Superbonus al 110%. Il governo Draghi ha stanziato 13 miliardi per questa misura e lo ha anche reso più praticabile, ad esempio consentendo di iniziare i lavori in parallelo a richieste di sanatoria (senza la quale ad esempio uno degli autori di questo articolo non avrebbe potuto togliere il riscaldamento a Gpl per mettere il solare). I suoi effetti dirompenti sull’edilizia e anche impiantistica sono evidenti. Secondo l’Ance (associazione costruttori) il Superbonus accelera gli investimenti nel comparto abitativo (nel 2021, +14% rispetto al 2020), intorno a 6 miliardi di spesa aggiuntiva e avrà un effetto sull’economia di 21 miliardi di euro, ovvero oltre 1,3 % di Pil.
Superbonus, come funziona
In pratica, si può rifare la facciata di un condominio spendendo oltre mezzo milione di euro e pagare semplicemente cedendo il credito fiscale che viene riconosciuto dall’Agenzia delle Entrate e pari al 110% della fattura o alla ditta fornitrice o ad una banca. Oppure, se hai una casa che ha subito danni dal terremoto e (che in Italia sono alcune centinaia di migliaia) e potenzialmente potrebbe essere considerata a rischio sismico, con il Superbonus la puoi ristrutturare da cima a fondo, sempre senza sborsare soldi, ma semplicemente cedendo il credito fiscale.
Oggi se si entra in una qualunque banca, l’ingresso è tappezzato di manifesti che invitano alle offerte di cessione del credito del Superbonus. È evidente che si tratta di una misura “shock”, ma parliamo di un settore come l’edilizia che è depresso dal 2009 in Italia (- 40%), in cui centinaia di migliaia di persone sono rimaste per anni senza far niente o hanno dovuto dedicarsi ad altro. Sui giornali ora appaiono storie allarmiste sull’aumento improvviso del costo dei materiali e dei preventivi, ma dopo 12 anni che in questo settore si andava falliti che male c’è se ora per un anno finalmente si guadagna di più? Vorrà dire che si assume finalmente gente e si creano magari anche nuove attività. Qualcuno lamenta l’’effetto sui conti dello Stato”, ma il premier Draghi è chiaro quando dichiara: “Bisogna dare soldi ora, non prendere soldi” e ha portato il deficit pubblico all’11,8% del Pil, la percentuale più alta del mondo dopo gli Usa (che sono al 19% del Pil).
I vantaggi per immobiliare e edilizia
Il Superbonus è stato descritto sulla stampa finanziaria italiana come una forma di “moneta fiscale” e non è sbagliato. In sostanza, lo Stato emette crediti fiscali che si possono utilizzare nei prossimi anni e che sono però, a differenza di altri usati in passato, cedibili a terzi. In pratica lo Stato emette così moneta per far lavorare di più la gente e produrre beni e servizi che a loro volta produrranno più reddito e anche più entrate fiscali in futuro. In un settore depresso come l’immobiliare e l’edilizia in Italia è la soluzione logica e ovvia, anche se ci voleva un Draghi per realizzarla.
La prova che sia così è il fatto che Eurostat non tratta l’emissione di crediti fiscali a uso differito nel tempo come un debito, perché a differenza dell’emissione di un Btp lo Stato non è tenuto poi a pagare a nessuno, a sborsare soldi. Lo Stato sconta solo delle tasse, in futuro, distribuite nel tempo e fa una previsione, che mette a bilancio, che il lavoro addizionale intrapreso (ristrutturare e efficientare case) generi reddito e alla fine anche più entrate.
Quello che qualifica come “moneta fiscale” questa soluzione ingegnosa è però che questi crediti fiscali sono cedibili e quindi funzionano come moneta addizionale. Idealmente il sistema bancario dovrebbe avere questa funzione di immettere denaro nell’economia, ma come si sa il credito nel settore edilizio in Italia è stato tagliato di quasi il 50% dopo il 2008, a differenza di praticamente tutti gli altri paesi al mondo. Draghi in aggiunta, per il settore immobiliare, ha previsto la deduzione degli interessi e garanzia pubblica sul mutuo per i giovani (garantendo l’anticipo del 10 o 20% richiesto dalle banche) e l’effetto è un risparmio da 5 a 9 mila euro alla fine sul costo del mutuo. Gli effetti si stanno già facendo sentire, perché nell’ultimo mese la domanda di mutui e surroghe è esplosa dell’84% rispetto ad un anno fa. Che questa sia la direzione del suo governo lo noti anche dalla borsa, dove i titoli immobiliari e delle costruzioni da WeBuild a Risanamento non fanno che salire.