Un anno fa diceva “A”, oggi sostiene “B”. Prima si diceva certo che il virus non fosse mutato e oggi non fa che parlare di varianti inglese, indiana, sudafricana, brasiliana e chi ha più mutazioni più ne metta. Massimo Galli, ormai elevato a oracolo del coronavirus, un po’ come tutti i suoi colleghi ha preso alcune cantonate. Una in particolare riemerge oggi dagli archivi delle notizie pubblicate un anno esatto fa (internet, si sa, non perdona). Il virologo del lockdown, ospite a Mattino 5, quel giorno lanciò le sue (sballate) previsioni: si disse poco convinto che con il caldo il virus si sarebbe attenuato e soprattutto assicurò tutti che non era cambiato. Come sono andate le cose, lo dimostra la cronaca: in piena estate gli infetti, i ricoveri e i decessi sono praticamente scomparsi grazie ai raggi del sole; e mentre il Paese si crogiolava in spiaggia, il virus mutava eccome creando alcune varianti. In barba alle parole di Galli.
A non essere mai mutata, invece, è quella propensione del virologo a impensierire tutto e tutti. Il Paese riparte? Lui chiede chiusure. La gente vuole uscire di sera? Lui la definisce un’attività “superflua” e invita tutti a barricarsi in cucina. Le case farmaceutiche sono positive nel dire che i vaccini fermano le varianti? Lui sostiene l’opposto. In fondo il “metodo Galli” in fondo è sempre lo stesso, anche quando si contraddice: un anno fa per terrorizzarci brandiva la mancata mutazione del virus, oggi per raggiungere lo stesso scopo sostiene l’esatto contrario, spaventandoci a suon di varianti. Ormai non resta che chiedersi: domani cos’altro sarà?