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Svezia e Finlandia nella Nato? Cosa succede ora

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Continuano i passi di avvicinamento alla Nato da parte di Svezia e Finlandia. Dopo la manifesta volontà dei due Paesi di aderire all’organizzazione e la telefonata tra il presidente finlandese e Putin, ecco che, in settimana, gli Stati annunceranno richiesta di adesione formale.

La procedura presenta un iter particolarmente complesso, che potrebbe durare anni. Nonostante tutto, potrebbero trovarsi eccezioni, almeno per una ragione fondamentale: Svezia e Finlandia, oltre ad essere membri Ue, detengono rapporti profondi con quasi tutti gli Stati dell’alleanza atlantica, ancora più rimarcati dopo la caduta dell’Urss.

Questa comunanza, sia economica che culturale, potrebbe ridurre di gran lunga i tempi di adesione. Ma c’è anche una ragione militare da non sottovalutare: con Svezia e Finlandia, ecco che la Nato riuscirebbe a controllare il Mar Baltico su tutti i lati, accerchiando la ragione russa del Kaliningrad, offrendo maggiore protezione ai tre Paesi Baltici, da sempre caratterizzati da presenze russofone.

Per entrare nella Nato, i due Paesi depositeranno richiesta formale, già approvata dal parlamento nazionale, contenente tutti i requisiti sostanziali ai fini della partecipazione: rispetto dei diritti umani e dello stato di diritto, solida economia liberista, sistema democratico, standard adeguati in tema di intelligence militare, contribuzione alle spese militari fino al 2 per cento del PIL nazionale.

Ostacolo turco

La procedura troverà il vero e proprio inizio quando l’alleanza inviterà i Paesi richiedenti a diventarne membri. L’invito dovrà essere preceduto da una risoluzione dell’organizzazione militare, votata all’unanimità. È su questo lato che si intravede il primo problema per Svezia e Finlandia. La Turchia di Erdogan, infatti, ha manifestato posizioni fortemente contrarie all’ingresso dei due Stati nell’alleanza. La mancata approvazione di uno dei trenta Paesi membri porterà alla decadenza della richiesta. Nonostante tutto, le parti sono già al tavolo per superare le riserve e gli ostacoli presentati da Ankara – ad oggi, l’unica contraria alla “espansione” della Nato a Nord.

L’ultima fase, quella decisiva, per formalizzare l’ingresso nell’alleanza è codificata nel Trattato di Washington. Quest’ultimo richiede la redazione del Protocollo di adesione, da sottoscrivere da tutti i Paesi membri, attraverso procedure di diritto interno. Il Segretario generale, oggi Jens Stoltenberg, inviterà formalmente Svezia e Finlandia ad entrare nell’organizzazione, depositando l’accordo alla sede del dipartimento di Stato americano a Washington.

L’intera procedura è disciplinata ex art. 10 del Patto Atlantico. Il primo comma, infatti, sancisce il diritto delle parti di “invitare ad aderire ogni altro Stato europeo in grado di favorire lo sviluppo dei principi del presente Trattato e di contribuire alla sicurezza della regione dell’Atlantico settentrionale”. E prosegue: “Ogni Stato così invitato può divenire parte del Trattato depositando il proprio strumento di adesione presso il governo degli Stati Uniti d’America. Il governo degli Stati Uniti d’America informerà ciascuna delle parti del deposito di ogni strumento di adesione”.

Effetto boomerang

In caso di formalizzazione dell’ingresso nella Nato, la Russia di Putin ha già promesso future conseguenze – di cui la prima pare essere la stop alle forniture di elettricità alla Finlandia, anche se Mosca ha giustificato l’interruzione con il “mancato pagamento di una rata” – ma senza prevedere un intervento militare o una “operazione speciale”.

Sta di fatto che l’invasione dell’Ucraina, almeno fino ad oggi, rischia di creare un effetto boomerang: la volontà del Cremlino di non trovarsi il nemico atlantico alle porte di casa ha causato l’avvicinamento di altri Stati, da sempre neutrali e sotto l’influenza di Mosca.

Se per Putin l’adesione di Svezia e Finlandia rischia di essere una conseguenza della sua strategia militare, per l’Occidente potrebbe configurarsi come un’arma a doppio taglio: come potrà interpretare il messaggio Putin? Quali saranno le sue azioni? Si tratterà solo di conseguenze economiche – come pare fino ad oggi – o anche belliche? In questo momento cruciale, non si possono escludere scenari. Neanche quello peggiore.

Matteo Milanesi, 16 maggio 2022