Svolta garantista: stop alla pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare

Via libera dal Consiglio dei ministri al decreto legislativo che cambia l’articolo 114 del codice di procedura penale

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divieto ordinanze

Nell’ottica di un adeguamento della normativa italiana a quella europea in tema di presunzione di innocenza, il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legislativo che modifica in chiave garantista l’art. 114 del Codice di procedura penale. Il via libera in esame preliminare al testo del decreto, che prevede il divieto di pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare fino alla conclusione delle indagini preliminari o al termine dell’udienza preliminare, è arrivato a margine del CdM di ieri, al fine di rafforzare alcuni aspetti della presunzione di innocenza della persona indagata o imputata nell’ambito di un procedimento penale.

Il provvedimento dovrà ora passare all’esame delle commissioni parlamentari competenti per il relativo parere, comunque non vincolante, per poi tornare nuovamente in CdM per l’approvazione definitiva. In ossequio alle richieste dell’Ue, e coerentemente con quanto disposto dagli articoli 3 e 4 della direttiva comunitaria 2016/343 e nel rispetto dei principi di cui agli articoli 21, 24 e 27 della Costituzione, il provvedimento vieterà la pubblicazione dei testi delle ordinanze di custodia cautelare in un’ottica di tutela della persona imputata. Una scelta dichiaratamente garantista dunque, quella assunta dall’esecutivo di centrodestra, peraltro sollecitata a più riprese dalla stessa Europa.

Ciononostante, la notizia dell’approvazione del decreto ha immediatamente suscitato l’indignazione di diversi organi di informazione della galassia giustizialista, che, con toni allarmanti e a tratti persino millenaristici, non hanno perso la ghiotta occasione di agitare il bavaglio e urlare alla censura, accusando ancora una volta il governo di voler brandire la propria scure contro la libertà di stampa, per dirla con le parole di Repubblica. Allarmismi tuttavia del tutto ingiustificati, dal momento in cui la norma varata dall’esecutivo ripristina un bilanciamento tra il diritto all’informazione e la presunzione di innocenza, apportando delle necessarie modifiche ad una normativa eccessivamente sbilanciata ai danni dell’imputato.

Il provvedimento, dunque, non fa altro che ristabilire un equilibrio preesistente, andato perduto nel 2017 con l’approvazione della riforma Orlando, che rese pubblicabili i testi delle ordinanze di custodia cautelare. Approvando il testo del tanto discusso decreto di modifica dell’art. 114 del c.p.p., il governo Meloni si è pertanto limitato a far rispettare le doverose garanzie comunitarie e costituzionali da riconoscere alla persona dell’imputato, ripristinando nei fatti la normativa in vigore fino al 2017.

Del resto, fino a prova contraria, non ci risulta che prima di allora esistessero dei pericoli tali da poter pregiudicare la libertà di stampa e il sacrosanto diritto all’informazione.

Salvatore Di Bartolo, 6 settembre 2024

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