Negli ultimi giorni, la tensione internazionale ha trovato un nuovo epicentro nei dialoghi orchestrati dalla Casa Bianca, che ha visto riunirsi a Riad, in Arabia Saudita, rappresentanti di Russia e Ucraina. L’obiettivo di questi incontri, svoltisi tra il 23 e il 25 marzo, era ambizioso: trovare un percorso condiviso verso la de-escalation e gettare le fondamenta per una pace duratura.
Il vertice di Riad
Al centro di questi dialoghi c’è stata la figura del presidente americano Donald Trump, il quale ha espresso il forte desiderio di vedere un termine alle ostilità, sostenendo la ricerca di una soluzione pacifica che coinvolga sia Mosca sia Kiev. Gli incontri, facilitati dal principe ereditario Mohammed bin Salman, hanno messo in luce la determinazione di tutte le parti a garantire la sicurezza marittima nel Mar Nero, proteggere le infrastrutture energetiche e cooperare per il raggiungimento di una pace che sia duratura.
Tra i nodi cruciali degli accordi vi è l’impegno comune a evitare l’uso della forza e a prevenire l’impiego di navi commerciali per scopi militari nel Mar Nero. Inoltre, è stata sottolineata l’importanza di tutelare le infrastrutture energetiche e di coinvolgere paesi terzi per l’effettiva attuazione degli accordi. I comunicati diffusi dalla Casa Bianca per la parte russa e per quella ucraina sono identici, tranne su un punto.
Ecco dunque, in sintesi, i cinque punti del possibile accordo:
- 1) “Gli Stati Uniti (e l’Ucraina e la Russia) hanno concordato, per assicurare una navigazione sicura, di eliminare l’uso della forza e di prevenire l’uso di navi commerciali per scopi militari sul mar Nero”.
- 2) “Gli Stati Uniti (e L’Ucraina e la Russia) concordano di sviluppare misure per completare l’accordo che vieta bombardamenti su centrali elettriche di Russia e Ucraina”. Nessun cessate il fuoco dunque sulle infrastrutture civili. Si parla di un periodo di 30 giorni, a partire dal 18 marzo 2025, “con possibilità di estensione e ritiro dall’accordo in caso di mancato rispetto da parte di una delle parti”.
- 3) “Gli Stati Uniti (la Russia e l’Ucraina) continueranno a lavorare per raggiungere l’obiettivo di una pace duratura”
- 4) “Gli Stati Uniti (la Russia e l’Ucraina) apprezzano i buoni uffici di Paesi terzi per sostenere il mantenimento di accordi sull’energia e la navigazione”. Il riferimento, ha fatto sapere Kiev, è alla Turchia.
- 5a) “Gli Stati Uniti aiuteranno a ristabilire l’accesso della Russia sul mercato mondiale dei prodotti agricoli e dei fertilizzanti, abbassare i costi delle assicurazioni marittime, ampliare l’accesso ai porti e ai sistemi di pagamento per quel genere di transazioni”
- 5b) “Gli Stati Uniti e l’Ucraina concordano che gli Stati Uniti si impegneranno a sostenere l’obiettivo dello scambio di prigionieri di guerra, il rilascio di bambini detenuti e il ritorno dei bambini ucraini deportati con la forza”.
Emergono dunque divergenze significative nelle versioni degli accordi presentate a Mosca e Kiev. Mentre con la Russia si è puntato sulla ripresa delle esportazioni di prodotti agricoli e fertilizzanti, con l’Ucraina l’accento è stato posto sulla liberazione dei prigionieri di guerra e sul rimpatrio dei bambini ucraini deportati. “Gli Stati Uniti – si legge nella nota – hanno ribadito a entrambe le parti l’imperativo del Presidente Donald J. Trump che le uccisioni su entrambi i lati del conflitto Russia-Ucraina devono cessare, come passo necessario per raggiungere un accordo di pace duraturo. A tal fine, gli Stati Uniti continueranno a facilitare i negoziati tra entrambe le parti per raggiungere una risoluzione pacifica, in linea con gli accordi presi a Riyadh”.
Di una cosa però non si è discusso: ovvero della possibile cessione di territori da parte di Kiev.
Le reazioni dell’Ucraina
Le reazioni internazionali agli accordi sono state immediate. Il Cremlino ha manifestato apertura al prosieguo dei colloqui, condizionando però ulteriori progressi alla rimozione delle sanzioni che affliggono il suo settore bancario e l’export. D’altro canto, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha espresso soddisfazione per le misure proposte, riaffermando l’importanza di muoversi verso una pace sostenibile. “È troppo presto per dire che funzionerà, ma questi sono stati gli incontri giusti, le decisioni giuste, i passi giusti. Nessuno può accusare l’Ucraina di non muoversi verso una pace sostenibile dopo questo”, ha affermato Zelensky durante una conferenza stampa a Kiev. L’Ucraina ha detto che farà il suo “lavoro” e rispetterà la parte degli accordi raggiunti con gli Stati Uniti. Non mancano tuttavia le critiche al ripristino dell’export agricolo russo: “Riteniamo – ha detto il leader ucraino – che questo sia un indebolimento della posizione e un indebolimento delle sanzioni, a nostro avviso. Non conosciamo ancora i dettagli di questa voce”.
Non solo. Kiev ha avvertito che se Mosca dovesse rompere la tregua nel Mar Nero sarebbe pronta a reagire. “Tutti i movimenti delle navi militari russe al di fuori della parte orientale del Mar Nero costituiranno una violazione dello spirito di questo accordo – ha fatto sapere il ministro della Difesa Rustem Umerov – saranno considerati una violazione dell’impegno a garantire una navigazione sicura nel Mar Nero e una minaccia alla sicurezza nazionale dell’Ucraina. In questo caso l’Ucraina avrà pieno diritto di esercitare il diritto all’autodifesa”.
Domani intanto Zelensky è atteso a Parigi da Macron e spera che in quell’occasione l’Europa possa essere più chiara sulla missione di peacekeeping. “Il nostro compito è quello di arrivare al risultato di capire chi abbiamo e chi è pronto” a mandare soldati in Ucraina, è il ragionamento del presidente ucraino.
Le reazioni della Russia
Dal canto suo, invece, il Cremlino ha fatto sapere che l’accordo sulla sicurezza della navigazione sul Mar Nero entrerà in vigore solo dopo il ritiro delle sanzioni sulle esportazioni agricole russe e su alcuni settori collegati.