Politica

Tajani annuncia: “Forza Italia voterà il pacchetto di nomine Ue”

Meloni furiosa per il metodo utilizzato da Popolari, Socialisti e Liberali. Ma Fi sarà della partita. Il leader moderato: “Non credo che l’Italia possa votare no”. Cosa succede ora

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tajani unione europea © Yaroslav Danylchenko tramite Canva.com

La faccia di Giorgia Meloni in Parlamento diceva molto dello stato dell’arte delle trattative Ue sulle nomine dei vertici dell’Europa che verrà. La premier non condivide né il metodo portato avanti da popolari, socialisti e liberali, né il merito della questione. Perché il punto non è solo dare all’Italia un Commissario di peso o la vicepresidenza, ruoli che gli spettano di diritto in quanto Paese fondatore e tra le principali economie del Vecchio Continente, ma presentarsi al Consiglio Ue di domani con un pacchetto già prestabilito significa “ignorare” l’indicazione arrivata dagli elettori. Alla Camera il premier aveva al suo fianco sia Matteo Salvini che Antonio Tajani, entrambi vicepremier e affiatati alleati a Roma, ma divisi in Europa più che mai. Tanto che se la Lega esprime soddisfazione per “l’impegno di Meloni” ad affrontare “l’arroganza dei burocrati e degli oligarchi di Bruxelles”, Forza Italia invece fa sapere che voterà il poker (Ursula von der Leyen, Antonio Costa, Roberta Metsola e Kaja Kallas) per i tob jobs europei.

Le parole di Antonio Tajani

“Domani Meloni parlerà con Ursula von der Leyen e poi parlerà in Consiglio – fa sapere Antonio Tajani ai giornalisti – Sa quale è la nostra posizione, immagino sappia quale sia quella della Lega. Noi voteremo sì al pacchetto attuale, non credo che l’Italia possa votare no”. Il leader di Fi ammette che la partita è ancora lunga, perché “bisogna vedere” come sarà la trattativa, “se non ci danno il vicepresidente, se ci danno il commissario alla barbabietola”, ma insomma – pur riconoscendo che con questo pacchetto “non si terrebbe conto né dell’Italia, né dell’Ecr” – i toni della premier e quelli del vicepremier sembrano distanti. Se Giorgia picchia duro contro la “logica del caminetto”, contro i leader Ue delegittimati dal voto che vogliono scegliere anche per gli altri, contro una “logica” di spartizione del potere che non segue” quella “del consenso elettorale” ma una “conventio ad excludendum” contro le destre, dall’altra parte Forza Italia non sembra voler andare al muro contro muro. “È chiaro che Meloni deve puntare i piedi – aggiunge Tajani -. Ha ragione a dire che ci può anche essere una decisione a maggioranza, ma non si può tenere fuori un paese come l’Italia. Meloni non è solo il capo di Ecr, è anche il presidente del Consiglio di un governo dove c’è anche il Ppe dentro”.

Cosa rischia Ursula von der Leyen

Le partite in realtà sono due. La prima si gioca domani e dopodomani in Consiglio Ue: il pacchetto di nomine, a cui occorrono “solo” 15 voti per passare, potrebbe ottenere la maggioranza qualificata necessaria anche con l’astensione dell’Italia. Che però sarebbe clamorosa. Le critiche odierne di Meloni lasciano intendere che il Belpaese farà sentire la sua voce e chiederà per Roma “il giusto peso” che “non sempre ci è stato riconosciuto nel passato”. Poi la partita si sposterà al Parlamento europeo. E qui, a detta del premier italiano, l’ex amica Ursula sembra non vedere “l’errore che sta per compiere” nel portare avanti “una maggioranza fragile e destinata ad avere difficoltà durante tutta la legislatura”. I socialisti e i liberali, in fondo, sono stati chiari col Ppe: nessun accordo politico è possibile con l’Ecr, di cui Meloni è presidente. Ma i franchi tiratori sono dietro l’angolo, come ricorda oggi anche Prodi e come ammette pure Tajani: “L’ho detto fin dall’inizio, se non aprono ai conservatori rischiano”.

Fi: “No accordi con i verdi”

Dal punto di vista numerico, infatti, Ppe, Pse e Renew avrebbero i seggi per fare da sola. Ma in Europa in realtà le maggioranze sono molto variabili e si formano via via in base alle misure che vengono portate all’attenzione dei deputati. Non solo si dà per scontato un 10-15% di franchi tiratori, ma eleggere una presidente della Commissione con pochi voti di scarto renderebbe poi molto complicato il cammino futuro. Ursula per evitare inciampi può guardare a destra, il che sembra ormai escluso; oppure a sinistra, aprendo soprattutto ai Verdi (che si sono già mostrati disponibili). A quel punto, però, promette Tajani, Forza Italia si chiamerebbe fuori e lo stesso farebbe “un altro pezzo del Ppe a cominciare dai tedeschi”.

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