Chi ha la pazienza di leggere i miei commenti sa bene che ho sempre stigmatizzato la guerra di aggressione della Russia di Putin ai danni dell’Ucraina, oltre a considerare delirante la teoria dell’assedio che i suoi acritici sostenitori ci ripetono dopo oltre tre anni di un sanguinoso conflitto per spiegare la medesima aggressione.
Detto questo, ciò che è accaduto alcuni giorni orsono ad una trasmissione di Rai3, “Lo stato delle cose” condotta da Massimo Giletti, rappresenta un fatto inaccettabile nell’ambito di un sistema che si definisce democratico. La censura imposta allo stesso Giletti, a cui è stato impedito di intervistare Vladimir Soloviev, considerato un giornalista russo molto vicino allo “zar”, non è degna di un Paese in cui vige, o almeno così si spera che sia, la libertà di espressione.
Come è noto, la drastica misura è scaturita da una durissima presa di posizione della dem Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo, la quale avrebbe chiesto alla Rai un immediato intervento per bloccare l’ospitata di un ospite considerato estremamente sgradito. Questo il suo esplicito intervento su X: “È un propagandista russo colpito da sanzioni Ue. Chiedo al direttore di rete e alla Commissione di Vigilanza di intervenire per impedirlo: il servizio pubblico italiano non può essere in alcun modo megafono della disinformazione russa”. Ed a nulla sono servite le vibranti proteste del conduttore. Alla fine la nostra novella talebana è riuscita a far passare l’orrenda censura, ritenendo che i comuni cittadini non siano in grado di valutare criticamente ciò che viene liberamente espresso sulla guerra in Ucraina.
D’altro canto, la nostra eroina si distinse in modo particolare anche durante l’epoca buia della Pandemia, arrivando ad attaccare pesantemente Giorgia Meloni, all’epoca piuttosto critica su alcune misure liberticide adottate dal governo giallo-rosso. In questo senso, tanto per tenere accesa la memoria dei distratti, val la pena citare integralmente l’attacco della Picierno alla leader di Fratelli d’Italia. Siamo nel luglio del 2021: “Mi auguro che anche in Italia venga adottato, al più presto, il ‘Modello Macron’ sull’obbligo del green pass per accedere ai mezzi pubblici, bar, ristoranti, eventi, cinema, teatri, etc. Si tratta di una misura di civiltà, a tutela della salute pubblica, che consentirebbe di liberare gli ospedali e permetterebbe a tutti di curarsi. Soltanto così possiamo arrestare la diffusione del Covid e indurre a vaccinarsi chi sinora si è sottratto. Anche perché, occorre ricordarlo con forza, chi rifiuta il vaccino mette a rischio le categorie più fragili. Per questo le parole di oggi della Meloni sono deliranti. L’idea di utilizzare il green pass per partecipare alla vita sociale sarebbe un attacco alle libertà individuali? È patetico leggere queste dichiarazioni da chi è alleato di Orban e prende a modello gli Stati più liberticidi. Meloni dovrebbe capire che anche chi è all’opposizione si deve muovere in modo responsabile invece di cavalcare gli umore e soffiare sul fuoco delle paure”.
Non credo che ci sia molto altro da aggiungere circa la qualità “democratica” del personaggio.
Claudio Romiti, 15 marzo 2025
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