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Tamberi e Jacobs, l’Italia dà il meglio quando ha tutti contro

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A Tokyo si è scritta la storia dello sport italiano. Il doppio oro di Tamberi nel salto in alto e di Jacobs nei cento metri arrivati nel giro di pochi minuti, proietta l’Italia non solo tra le prime dieci nazioni del medagliere ma nell’olimpo dello sport mondiale. I cento metri non sono una disciplina qualsiasi, ma rappresentano l’emblema dello spirito olimpico, la finale dei cento metri è l’appuntamento più atteso ed emozionante delle Olimpiadi e per risalire all’ultimo oro vinto da un europeo bisogna andare indietro fino a Barcellona 1992.

Ma c’è qualcosa di più a rendere indimenticabile questa giornata ed è il modo in cui sono arrivate le due medaglie, simbolo di un riscatto non solo di due atleti ma di un intero popolo, spesso sottovalutato, guardato dall’estero più con simpatia che con soggezione. C’è il riscatto di Tamberi che dopo l’infortunio che gli impedì di partecipare alle Olimpiadi di Rio nel 2016, ha continuato ad allenarsi e gareggiare con determinazione, altri avrebbero lasciato, abbandonato ma è nei momenti di difficoltà che si vede la caparbietà e il vero spirito dell’atleta si successo. E poi c’è Jacobs. Diciamo la verità: nessuno di noi avrebbe neanche lontanamente immaginato che un atleta italiano potesse vincere i cento metri, eppure è accaduto e in un momento tanto delicato quanto determinante per la nostra spedizione olimpica. Nonostante il numero di medaglie raccolte nei giorni passati, gli unici due ori ottenuti fino ad oggi avevano fatto scivolare l’Italia non solo fuori dalla top ten del medagliere ma con il rischio di posizionarsi addirittura oltre il ventesimo posto.

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