La verità è che a dettare i tempi delle normative sembrano essere più motivazioni organizzative che l’effettivo tempo di incubazione del virus. Per poter impegnare il personale nelle vaccinazioni della dose di richiamo, infatti, le Regioni vorrebbero mandare al diavolo il tracciamento, considerato “non più gestibile”. Troppi positivi e troppi “contatti”: la macchina non regge, dunque meglio “liberare” chi non ha sintomi, ridurre le quarantene e ridurre i test. Bene così, sia chiaro. Ne siamo felici. Ma la strategia è sempre la stessa: quando servirebbero più risorse, anziché investire fondi sul sistema sanitario, si preferisce cambiare le norme in base alla situazione del momento. Certificando, così, quello che noi sosteniamo da tempo: ovvero che non siamo prigionieri del virus, ma delle regole del governo.