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Tamponi in aeroporto, due ragioni per cui la sinistra deve tacere

Il tamponificio negli aeroporti non serve a fermare il contagio. Però ci sono due dati di fatto che tolgono argomenti all’opposizione

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Il tamponificio negli aeroporti non serve. Non serve perché dal controllo sono esentate alcune categorie (i bambini fino a sei anni, i diplomatici, i membri dell’intelligence, il personale di bordo) che però non sono esentate dall’infezione. Non serve perché rimangono fuori dal monitoraggio i passeggeri che arrivano in Italia attraverso voli interni all’Ue, o comunque non direttamente dalla Cina: secondo il Corriere della Sera, si tratta del 95% dei cittadini del Dragone che giungono nel nostro Paese. Non serve perché il virus è più veloce della burocrazia e, se davvero emergesse una variante più contagiosa della contagiosissima Omicron, sarebbe difficile arginarla con qualche bastoncino nel naso a Malpensa, Fiumicino, Capodichino e Firenze. Però ci sono due dati di fatto che, se non danno ragione all’operato del governo, almeno tolgono argomenti all’opposizione.

Primo: l’Europa, come al solito, dorme. Non era pronta nel 2020, non è pronta oggi. L’Ecdc, l’organismo che ha promosso i richiami vaccinali pure sui bambini, le mascherine e i certificati Covid, ora pretende di definire “ingiustificati” i test negli scali, che, se non altro, sono la misura meno invasiva di tutte e la più sensata per tentare, se non di bloccare i ceppi virali (il che è impossibile), almeno di capire il più presto possibile se abbiamo importato una potenziale minaccia sanitaria. La tanto decantata Ue dimostra nuovamente di essere un Moloch di lentezza, di atteggiarsi in modo ambiguo nei confronti di Pechino e di dover essere sostituita, laddove latita, dagli Stati nazionali. Altro che prese in giro ai sovranisti convertiti.

Secondo: molti Paesi importanti ci stanno venendo dietro. In Asia, ma anche in America, come nel caso degli Stati Uniti, nel nostro continente, come nel caso della Spagna e della Gran Bretagna, in Medio Oriente, come nel caso d’Israele. Dunque, questo non dovrebbe significare che siamo un modello? Che il mondo ci imita? Oppure il ragionamento valeva solamente per i lockdown? In entrambe le situazioni si è trattato, con ogni probabilità, di provvedimenti sbagliati, di strategie che gli altri hanno fatto male a copiare. Però ce le hanno copiate. Perché, secondo la sinistra, nel 2020 eravamo i pupilli del pianeta e adesso che tante nazioni ci seguono, mentre chi prende tempo comunque invoca un coordinamento europeo, siamo degli zimbelli?

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