Politica

Tangentopoli, l’ex Pci vuota il sacco: “Così i pm ci hanno graziato”

Giovanni Pellegrino in un’intervista al Corriere della Sera rivela l’immunità goduta dalla sinistra negli anni di Mani pulite

© Nejron e Empty Grungy Stamp Frame tramite canva.com

Bei tempi quelli in cui il mitico compagno G., al secolo Primo Greganti, si trincerava dietro un eroico silenzio salvando il suo Pci dal ciclone giudiziario che, di lì a poco, avrebbe travolto, spazzandola definitivamente via, la Prima Repubblica. Che ricordi. Oggigiorno, invece, tutto è cambiato, né l’eroismo né il silenzio sono più opzioni contemplate, e, a differenza di Greganti, i compagni cantano che è un piacere.

È questo il caso di Giovanni Pellegrino, un compagno non esattamente di primo pelo (classe 1939), che, a distanza di oltre un trentennio dallo scoppio di Tangentopoli, svela dei curiosi retroscena sulle inchieste che rasero al suolo, a colpi di avvisi di garanzia e carcerazioni preventive, il sistema partitico che resse l’Italia per più di quattro decenni e i suoi protagonisti. Tutti eccetto uno. Perché uno solo di quei partiti, e qui arriviamo alle dichiarazioni di Pellegrino che risuonano come un vero e proprio j’accuse, fu salvato, uscendo miracolosamente indenne dalla furia giustizialista di Mani pulite.

Giovanni Pellegrino, senatore dal 1990 al 2001 per Pci prima e Pds poi, nel corso di un’intervista al Corriere della Sera rivela il contenuto di un incontro avvenuto tra lui e Massimo D’Alema nella primavera del 1993. “Avevo il timore che anche il Pci sarebbe stato coinvolto nell’inchiesta. Perciò decisi di parlarne a Massimo D’Alema. Mi concesse un incontro ma dopo pochi minuti mi zittì: ‘Come al solito voi avvocati siete contro i pubblici ministeri. Volete capirlo che questi di Milano stanno facendo una rivoluzione? E le rivoluzioni si sono sempre fatte con le ghigliottine e i plotoni d’esecuzione. Perciò cosa vuoi che sia qualche avviso di garanzia o qualche mandato di cattura di troppo? Eppoi Luciano mi ha detto che possiamo stare tranquilli, perché Mani Pulite non se la prenderà con noi'”.

Il Luciano di cui parla Pellegrino nella sua “confessione” ai giornalisti del Corriere è chiaramente Violante, al tempo “la voce della magistratura nel partito”, colui che si fece promotore della linea giustizialista che contraddistinse la stagione di Tangentopoli, secondo l’ex senatore sgradita allo stesso D’Alema. “Faticava a seguire la linea giustizialista imposta da Violante, perché convinto del primato della politica e perché non aveva stima delle varie corporazioni giudiziarie”, afferma Pellegrino. “Quando divenne segretario del Pds, accompagnai a Botteghe Oscure due magistrati del Tar che iniziarono a parlargli malissimo dei loro colleghi del Consiglio di Stato. E lui commentò: “Delinquenti loro, delinquenti voi”…”.

Queste le inequivocabili dichiarazioni rilasciate da Giovanni Pellegrino, che, più di trent’anni dopo, ha deciso una volta per tutte di vuotare il sacco, confermando (sebbene sia ormai cosa nota) come i comunisti, anche grazie al prezioso lavoro di Luciano Violante, furono risparmiati da quella che fu la “falsa rivoluzione” di Mani pulite. E pensare che a suo tempo, con sacrificio e spirito di abnegazione, Primo Greganti aveva attirato a sé ogni colpa pur di scagionare il Pci.

Salvatore Di Bartolo, 3 giugno 2024

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