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Tanta fuffa e vuoto cosmico: Giarrusso nel Pd è una farsa

L’ex iena ed ex M5S compie una svolta copernicana: approda nei dem, sponda Bonaccini

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Come da copione, tutte le tragedie della politicaccia italiana finiscono in farsa. È di questi giorni l’ennesima svolta copernicana dell’ex iene ed ex grillino Dino Giarrusso. Eurodeputato siciliano che, dopo aver abbandonato il Movimento 5 Stelle il 25 maggio del 2022, il 27 giugno dello stesso anno diventa segretario di Sud chiama Nord, movimento di ispirazione meridionalista e autonomista fondato due giorni prima da Cateno De Luca, ex sindaco di Messina. Un sodalizio d’acciaio che dura però poco più di un mese. Tant’è che il 2 agosto il nostro eroe si allontana da De Luca, a causa di alcune divergenze sulle candidature da presentare alle politiche del settembre successivo.
A questo punto il determinatissimo Giarrusso, da sempre spina nel fianco del nefasto sistema dei partiti, tenta il colpaccio: presenta un altro simbolo con la medesima dicitura Sud chiama Nord. Iniziativa miseramente bocciata da un esame ministeriale, lasciando di fatto senza una bandierina il popolare volto televisivo.

Ma ecco, parafrasando il grande Lucio Dalla, che col nuovo anno arriva una grossa novità. Dato che l’anno vecchio è finito e qualcosa ancora qui non va – figuriamoci al governo c’è la destra brutta, sporca e cattiva – Giarrusso compie una ulteriore svolta copernicana, che per i maligni rappresenta la classica piroetta di chi cerca di mantenere il proprio postarello al sole, e decide di confluire nel Partito democratico. La forza politica che per anni lui e suoi ex colleghi pentastellati hanno considerato una sorta di male assoluto.

A questo punto qualcuno potrebbe pensare che il politico di spettacolo, in vista del prossimo congresso dem, abbia deciso di appoggiare la pasionaria Elly Schlein, senz’altro più aderente alle sue antiche, si fa per dire, radici utopistiche a cinque stelle, in cui la politica viene vissuta come una corsa senza limiti nel proporre ricette impossibili per problemi estremamente complessi. Niente di tutto questo, proprio perché siamo di fronte ad una svolta a 360 gradi, Giarrusso annuncia il suo pieno e disinteressato sostegno a Stefano Bonaccini, attuale presidente dell’ Emilia-Romagna. Un uomo, quest’ultimo, che proviene da una solida e pragmatica tradizione politica regionale e che, da tempo, rappresenta la componente più moderata del suo partito. Insomma, si tratta di un personaggio il quale, contrariamente alla ventata di populismo e di demagogia che ha contraddistinto i grillini fin dall’inizio, al di là di come la si pensi, rappresenta indubbiamente una idea della politica quale arte del possibile.

E per tacitare in anticipo gli eventuali mal di pancia dei suoi aficionados, Giarrusso così difende la sua ulteriore scelta di campo: “La sinistra incomprensibilmente per anni si è quasi vergognata delle proprie origini, ed è assurdo in un paese dove c’è chi ostenta senza vergogna i vessilli del Ventennio e i busti di Mussolini sul comodino – ha detto Giarrusso, facendo subito riferimento alle radici identitarie del partito -. Questa è la casa di una tradizione in cui c’è Berlinguer, una eredità da rivendicare con orgoglio, valori di uguaglianza, di cultura e di solidarietà di cui andare orgogliosi.”
Insomma, la classica fuffa che troppo spesso cela un vuoto cosmico di idee e di visioni che abbiamo, ahinoi, già ampiamente e dolorosamente ben sperimentato con gli scappati di casa amici di Giarrusso quando hanno occupato per anni la stanza dei bottoni.

Claudio Romiti, 29 gennaio 2023