Tasse e pm, lo Stato non può perseguitarci

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L’indignazione è un terreno scivoloso, si passa da quella, seppur giustificata, per l’orribile revisione della prescrizione voluta da dj Fofò nel Governo Conte, a quella pelosa per il condono delle multe voluto dal Governo Draghi.

Il Fatto Quotidiano, dopo la sua campagna forcaiola a proposito della prescrizione, ancora il 5 aprile, ha pubblicato un lungo articolo che partendo da Mussolini attraverso Togliatti, Moro, Craxi, Amato, Berlusconi fino a Draghi dice, naturalmente indignandosi, che sui condoni “così fan tutti”. Io vorrei sottolineare come l’indignazione, sempre abbondante tra politici e commentatori, porti comunque a scelte sbagliate e regressive con curiosi effetti: dove i 5 stelle ti vogliono imputato a vita ma sono felici di condonarti le multe, il Pd non ti condona mai nulla ma vorrebbe veder prescritti i reati dopo un tempo ragionevole? È evidente l’incoerenza e la miopia di entrambe le posizioni. Se lo Stato non è in grado di emettere una condanna nei tempi definiti dalla legge, deve perdere automaticamente questo diritto in quanto prevale il diritto del singolo cittadino alla ragionevole durata del processo.

Nello stesso modo se lo Stato non riesce ad entrare in possesso delle tasse dovute, dopo aver esercitato tutti i possibili strumenti di esazione dell’imposta dovuta in particolare quando si tratti di importi modesti più che raddoppiati da interessi e sanzioni, deve perdere il diritto all’esazione.

Non è una vittoria del cittadino che non paga, né una sconfitta dello Stato che, pur disponendo di tutti gli strumenti, non è riuscito a farsi pagare. Per quelli come me che sono contrari all’indignazione, è un pareggio tra un cittadino che forse non è in grado di pagare o è defunto e uno Stato poco capace, ma consapevole di esserlo, che non vuole scaricare questa sua manchevolezza sui cittadini. Ma l’indignazione è il salvacondotto morale di ogni ignorante, quando non capisco mi indigno e tiro a campare e del resto è normale in un paese dove non pagare una multa è un crimine con fine pena mai, mentre rubare uno stipendio o un reddito di cittadinanza allo Stato è redistribuzione del reddito.


Ricordiamo sempre che tutti noi abbiamo il diritto a non essere perseguitati dallo Stato, perché essere indagati per anni, sottoponendo le famiglie a stress indicibili, o tenere aperte cartelle esattoriali che bloccano vite ed attività non avendo più alcuna possibilità di essere incassate, è una persecuzione non per i furbetti, che per definizione la fanno franca, ma per i poveri disgraziati.

Finiamola con l’indignazione ad uso di social e giornali con questo condono e ripristinando una corretta prescrizione lo Stato non solo risparmia ma fa il suo dovere.

Antonio De Filippi, 9 aprile 2021

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