Se credete che economicamente l’Italia sia messa male, pensate sempre che potrebbe andare pure peggio. Ad esempio il governo potrebbe dare ascolto ai geniali suggerimenti della Cgil in ambito fiscale, una mitragliata di nuove tasse, imposizioni, gabelle e similari da far venire la pelle d’oca solo a sentirle nominare tutte insieme. Affitti, successione, prima casa. Siamo nel bel mezzo di una pandemia? Da due anni ci sono migliaia di partite iva impossibilitate a lavorare, indebitate fino al collo, con fatturato prossimo allo zero e costi fissi da sostenere? Poco importa. Per la Cgil in vista del nuovo Documento di Economia e Finanza (Def) bisognerebbe lavorare per ripensare tutta l’imposizione fiscale italiana. Ovviamente peggiorandola.
Le tre ricette fiscali della Cgil
Ascoltati in audizione di fronte alle commissioni congiunte di Camera e Senato, i rappresentati del sindacato rosso hanno preso atto (bontà loro) che il Def prevede una riduzione della pressione fiscale, tuttavia ritengono che la ricetta per raggiungere l’obiettivo non sia tagliare le tasse (non sia mai). Anzi, tutt’altro. E infatti suggeriscono tre interventi a gamba tesa.
Prima ideona: alzare l’imponibile dell’Irpef. Tradotto: far rientrare sotto la ghigliottina anche i redditi da locazione. Quindi, non solo da un anno e mezzo il blocco degli sfratti impedisce ai proprietari di casa di tornare in possesso del proprio immobile. Non solo avanza ormai si tende a legalizzare le occupazioni abusive con la scusa del “diritto alla residenza”. Adesso per la Cgil ai malcapitati locatori, colpevoli solo di possedere un bene immobiliare, bisogna pure colpirli con l’erario.
Seconda genialata: rivedere i regimi forfettari. Sul tema anche il ministero dell’Economia la pensa allo stesso modo, come vi avevamo già segnalato. Il rischio è che piccole partite iva e giovani autonomi possano vedersi incrementare l’aliquota dal 15% al 23%, con tanti saluti alle difficoltà economiche. La Cgil, ça va sans dire, sarebbe d’accordo.
Terzo suggerimento: aumentare le imposte di successione, una delle più odiose gabelle di sempre. La Cgil la vede come un modo per “ridurre le disuguaglianze derivanti dalla provenienza familiare”, una roba che profuma (anzi puzza) di redistribuzione socialista. L’idea sarebbe quella di ritoccare verso l’alto le aliquote e introdurre il tributo pure su quei beni oggi esentati.
Infine, come ciliegina sulla torta, torna in voga il desiderio mai sopito di innalzare le tasse sulla casa, compreso il ripristino di quella sulla prima abitazione. La Cgil vorrebbe attuare una “riorganizzazione in senso molto più progressivo” delle imposte già esistenti, che tradotto dal burocratese significa una patrimoniale immobiliare che colpisca chi ha avuto la malaugurata idea di investire nelle grandi città.
Più che una ricetta economica, sembra l’epitaffio del ceto medio.