Esteri

Telegram, Durov rompe il silenzio: “Ma quale paradiso anarchico”

Primo messaggio dell’imprenditore dopo l’arresto in Francia: “Telegram paradiso anarchico? Assolutamente falso”

durov © Vertigo3d tramite Canva.com

Pavel Durov rompe il silenzio. Arrestato a Parigi lo scorso 25 agosto, il fondatore dell’app di messaggistica Telegram ha definito il suo fermo “fuorviante”, sottolineando che le autorità francesi avrebbero dovuto rivolgersi alla sua azienda per sporgere denuncia anziché arrestarlo. Nel suo primo commento pubblico dopo la detenzione, l’imprenditore trentanovenne ha negato che l’app fosse un “paradiso anarchico”, aggiungendo che l’indagine è stata sorprendente in quanto le autorità francesi avevano accesso a una “linea diretta” che lui stesso aveva contribuito a creare e avrebbero potuto contattare il rappresentante di Telegram nell’Ue in qualsiasi momento.

Nel suo lungo messaggio, Durov ha evidenziato che se un Paese è insoddisfatto di un servizio internet è prassi consolidata avviare un’azione penale contro il servizio stesso, quindi nel caso contro Telegram. Negando ancora una volta qualsivoglia abuso associato all’app, Durov ha sottolineato: “Utilizzare le leggi dell’era pre-smartphone per accusare un ceo di crimini commessi da terze parti sulla piattaforma che gestisce è un approccio fuorviante“.

“Ma le affermazioni di alcuni media secondo cui Telegram sarebbe una specie di paradiso anarchico sono assolutamente false”, ha proseguito Durov: “Ogni giorno eliminiamo milioni di post e canali dannosi“. Il trentanovenne ora dovrà affrontare le accuse su reati legati a immagini di abusi sessuali su minori, traffico di droga e transazioni fraudolente associate all’app. Inoltre, il russo è stato accusato dalla magistratura francese di aver presumibilmente consentito attività criminali sull’app di messaggistica. Durov è comunque riuscito a evitare di essere trattenuto in carcere prima che il caso venisse discusso con una cauzione di 5 milioni di euro e con la condizione che si presentasse alla stazione di polizia due volte a settimana e rimanesse in Francia.

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Riflettori accesi sui rapporti di Durov con la Russia, nella giornata di ieri è intervenuto anche il presidente Vladimir Putin. Il capo del Cremlino ha definito poco chiara l’iniziativa delle autorità transalpine contro il fondatore di Telegram. Entrando nel dettaglio, lo zar ha parlato di “natura selettiva”: “Ho incontrato Durov a Mosca anni fa. So che alcuni Paesi hanno avuto obiezioni perché questa piattaforma è usata in un certo modo da alcune persone, alcuni gruppi che possono provocare danni con le loro attività all’economia e alla sicurezza dello Stato. Ma tutte le piattaforme di questo tipo hanno un difetto del genere”. Nelle scorse ore è intervenuto anche il vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa Dmitry Medvedev: a suo avviso Durov potrebbe, a determinate condizioni e in caso di forti pressioni, consegnare le chiavi di crittografia dell’app ai servizi segreti francesi, anche se non vuole farlo.  Un dossier estremamente delicato, che rischia di non fermarsi unicamente all’app Telegram…

Franco Lodige, 6 settembre 2024

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