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Termovalorizzatori, ecco perchè servono

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Aldo, Edoardo e Niccolò Bertocchi sono pazzi dello sci alpino. Per questo esattamente venti anni fa si sono inventati a Bergamo un’azienda che produce neve. O meglio, hanno brevettato il primo materiale plastico con le stesse caratteristiche di scorrevolezza della neve.

Dei fenomeni. Ma che c’entrano i Bertocchi, con Salvini, Di Maio e la nostra zuppa? Poco, se non per il fatto che la loro azienda, che si chiama ovviamente Neveplast, proprio ieri è stata celebrata dall’Ansa per aver costruito una pista da sci sul tetto del nuovo termovalorizzatore di Copenhagen. Avete sentito bene: questi benedetti inquinatori nordici si sono costruiti un nuovo impianto proprio nel centro della città, vista mare, e per di più ci fanno sciare su i bambini. Roba da pazzi.

Poco minuti prima le stesse agenzie di stampa battevano un’uscita (tra le più felici) di Matteo Salvini. Convocato a Napoli per un comitato di ordine pubblico si è limitato a dire una banalità, ma la cui forza sta proprio nella sua incontrovertibile verità: ci vorrebbe un termovalorizzatore in ogni provincia. Altrimenti che ce ne facciamo dei rifiuti? Ce li mangiamo? Apriti cielo. Il primo a parlare, ma evidentemente a non capire, è stato l’altro vicepremier: Luigi Di Maio che ci ha spiegato che la terra dei fuochi nulla ha a che vedere con i rifiuti domestici. A seguire il ministro dell’Ambiente Costa, che se non ci fosse stata la terra dei fuochi, sarebbe ancora un forestale, e che ci ha spiegato che se la monnezza viene termovalorizzata il «ciclo è fallito». Seguono Fico e parlamentari grillini che ci spiegano la genialata prevista dal loro contratto di governo e cioè che i rifiuti, più o meno, ce li dovremmo in effetti mangiare: riduzione, riuso, recupero, riciclo.

Il punto è che se non ci si riesce, il rifiuto differenziato si può utilizzare come combustibile per produrre calore ed elettricità. È quello che fanno a Copenhagen, in tutta Europa e in Lombardia. Tutti luoghi dove i tassi di raccolta differenziata sono ai massimi e anche dove i termovalorizzatori producono energia pulita. In Italia si termovalorizzano poco più di sei milioni di tonnellate, contro i 15 della Francia, i 20 della Germania, gli otto milioni dell’Olanda. Che sono forse fessi o inquinatori costoro? No, sono furbi. Si beccano anche i nostri rifiuti che, pensate un po’ voi, vengono spediti là via mare (e poi ci rompono le balle sulla plastica negli oceani) e per i quali paghiamo delle tariffe monstre.

Salvini ha avuto il coraggio di dire una cosa impopolare, ma sacrosanta. La Campania produce 2,5 milioni di tonnellate di rifiuti l’anno e in attesa dei rifiuti zero (che non esiste in nessuna parte del mondo, un po’ come le scie chimiche), fa una raccolta differenziata pari a 1,2 milioni. I restanti 1,3 milioni sono indifferenziati. E tocca farne qualcosa. Acerra, grazie a Berlusconi e Bertolaso, ne digerisce 750mila tonnellate l’anno. Il resto va spedito fuori alla simpatica cifra di 150-200 euro a tonnellata. Che ovviamente pagano i campani con le loro tariffe (non sempre riscosse) e gli italiani quando si chiede loro di pareggiare i conti delle regioni disastrate. Inoltre la medesima regione, sempre in attesa dei rifiuti zero, paga per non aver completato il ciclo che tanto apprezza Costa, ogni giorno che il Cielo ci concede 120mila euro (avete letto bene non è un refuso) di multa all’Unione europea. Se avete voglia fate voi i conti tra costo dello smaltimento dell’indifferenziata e costo della multa, vi ritroverete un abbondante assegno per ogni campano. Nel frattempo il povero, poiché unico, impianto di Acerra fornisce l’energia elettrica a duecentomila famiglie. E tutto questo pasticcio nasce dal fatto che a gennaio dovrà fermarsi per una manutenzione, e allora saranno dolori.

Intanto, aspettando riuso, riciclo, rifiuti zero, la Sicilia, che non ha un becco di termovalorizzatore, ha autorizzato l’ampliamento della sesta vasca della sua discarica di Bellocampo e sta procedendo per l’apertura della settima vasca. Meglio fare una bella e gigantesca piscina e buttarci dentro tutti i rifiuti di Palermo. Provate a vedere se a Bellocampo, nonostante il nome, si riesce a costruire una pista da sci.

Siamo alla follia. Paghiamo oggi le scelte sbagliate di ieri. E in questo Di Maio e i suoi si sono solo sostituiti alla sinistra e ai mille comitati locali del passato. Stanno occupando lo stesso spazio. Più o meno ciò che è avvenuto con le grandi opere, che ora magnificamente vengono difese proprio dalla sinistra, che per anni le ha osteggiate. Belli i tempi in cui l’Unità, allora organo del Partito comunista, era contraria alla costruzione dell’autostrada del Sole, e chiedeva una nuova indagine sui costi e benefici nel costruire questo serpentone di asfalto utile solo a pochi.

La pista da sci del termovalorizzatore di Copenhagen avrà un pendio di 200 metri, con un grande tornante e una pendenza che arriva al 45 per cento, sarà larga 60 metri e potrà accogliere fino a 200 sciatori con biglietto da 9,5 euro. Sotto bruceranno i rifiuti fatti dai parenti di Fico, Di Maio, De Magistris e di molti parlamentari cinque stelle fan dei rifiuti zero, che produrranno anche l’energia elettrica con la quale saranno mossi skilift e ascensori.

Ps. Un giorno, molto prossimo, scopriremo infine come la parte di rifiuti da raccolta differenziata non riusciamo ugualmente a smaltirla. E cioè noi facciamo riuso, riciclo, rifiuto zero e bla bla, loro la raccolgano e poi, come per la plastica, nessuno la compra fino all’arrivo di un provvidenziale incendio: non proprio una termovalorizzazione ben fatta.

Nicola Porro, Il Giornale 17 novembre 2018

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