Terremoto sul Pd: la Nato “indaga” su Elly Schlein

Ad Haren, nel quartier generale dell’alleanza atlantica, si valutano le posizioni del nuovo segretario dem

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Allarme rosso “made in Italy” sul patto atlantico, dove si è appena abbattuto lo tsunami Elly Schlein che fa tremare anche la Nato in funzione Ucraina. Rapporti e valutazioni sul nuovo segretario del Pd stanno pervenendo ad Haren, quartier generale dell’alleanza atlantica in Belgio. L’ipotesi suggestiva, che trae spunto dalla vasta rete di rapporti internazionali della nuova numero uno Pd, è il ricorrente sogno proibito della sinistra estremista e pacifista dell’inafferrabile “Cosa rossa”, a cui i militanti più radicali puntano da anni.

Il progetto ‘top secret’ della neo segretaria è di aggregare sotto un unico tetto rosso i mille rivoli di quel mondo transnazionale e variegato dei No-Tav, della sinistra antimilitarista, ambientalista ed ecologista più spinta, per finire con quel coacervo di sigle e movimenti che, proprio in queste ore, si trovano uniti, come Spagna e Grecia, nella battaglia contro il 41 bis portata avanti dall’anarchico Cospito.

I riferimenti della Schlein

Interessanti sono i punti di riferimento “schleiniani”: Iolanda Diaz, ministro del lavoro di Podemos, partito spagnolo no global che si batte per una piattaforma europea e una democrazia diretta. Le fa buona compagnia Alexis Tsipras, ex premier greco che nel 2001, insieme ad altri antagonisti ellenici, appena giunto ad Ancona con destinazione Genova per partecipare alla tragica manifestazione del G8, venne immediatamente rimpatriato insieme alla sua maglietta raffigurante Che Guevara.

Qualora fosse arrivato nel porto ligure avrebbe trovato un’altra delle muse della Schlein, Francesca Bria, citata e doverosamente ringraziata dalla segretaria nella prima “storia” di Instagram e Facebook ‘postata’ subito dopo la vittoria. Bria, molto “attenzionata” nei giorni dei disordini dalle forze di Polizia e in prima linea con la sua pressroom Indymedia di fronte alla tristemente famosa scuola Diaz oggi, molto borghesemente, è consigliere d’amministrazione della Rai, fortemente legata ad Andrea Orlando, il quale ha cominciato a sostenere Schlein a ridosso del suo pellegrinaggio in carcere da Cospito.

Con Orlando e Benifei, Elly lanciava un appello alla mobilitazione di attivisti e militanti ad un convegno in cui nella città di Matteo Lepore si battezzava la nascita di ‘Rosa rossa’ (da Rosa rossa a Cosa rossa il passo è breve), officiante l’economista Emanuele Felice, che si ispira alle tesi di Mariana Mazzuccato, simbolo della sinistra fautrice della statalizzazione delle imprese, volata a Roma per stringere la mano a favore di social prima delle votazioni.

Possibile che segnali di questo genere in un partito come il Pd, caratterizzato da una lunga tradizione democratica, non facciano nemmeno alzare il sopracciglio ai tanti big, a cominciare dal visionario Goffredo Bettini e dall’intramontabile Ugo Sposetti, che invece hanno supportato la nuova segretaria?

Il Pd targato Schlein contro i termovalorizzatori

Appare scontata la manifestazione antifascista di Firenze; ma il primo atto politico del Pd a firma Schlein, soprattutto in questo periodo di caro bollette, davvero sarà come sembra una mobilitazione a Piombino per l’arrivo della Golan Tundra, la nave rigassificatore della Snam?

In alternativa potrebbe virare su una già preannunciata violenta battaglia contro il termovalorizzatore di Santa Palomba voluto dal sindaco di Roma Gualtieri.

L’impressione che si ricava dalla lettura di alcune analisi che girano negli uffici dell’Intelligence è che tutto questo sia effettivamente possibile, al di là delle buone intenzioni di cambiamento che si sono raggruppate intorno alla Schlein da parte di personalità di spicco della sinistra, a partire da Zingaretti fino a Provenzano e Boccia – che auspica persino un’alleanza con M5S –  per arrivare, infine, a Dario Franceschini. Proprio quest’ultimo assieme a Michela De Biase, sua rampante giovane moglie, sono stati individuati come i ‘King maker’ della vittoria.

Una vittoria basata, anziché sul convincimento del programma, sull’onda emotiva dell’ennesima protesta del popolo della sinistra dopo il fallimento dei rottamatori e del soporifero mosciume lettiano.

Franceschini continua a ripetere che la Schlein è un passaggio obbligato per ridimensionare Conte e i grillini, portando così il partito democratico ad una significativa vittoria nella prossima tornata elettorale europea. Ciechi e sordi verso un’apertura nei confronti di quel nocciolo duro del ‘dream team’ di Schlein sono invece Flavio Alivernini, spin doctor (ex della Boldrini), Marco Furfaro, paladino pacifista e Mattia Sartori, ex sardina che invece vogliono asfaltare, e anche rapidamente, l’intero apparato del Pd.

Il metodo Schlein

Il disegno è sotto gli occhi di tutti. Pochi giorni fa, davanti alla commissione affari costituzionali della Camera, dove era in programma l’audizione di Matteo Piantedosi, vecchia conoscenza della neo segretaria ai tempi in cui quest’ultimo dirigeva la prefettura di Bologna, la nuova stellina rossa si è avvicinata al ministro dell’Interno con grande simpatia, rispetto e considerazione salvo poi killerarlo pubblicamente, chiedendo le sue dimissioni. Il “metodo Piantedosi” sarà probabilmente lo stesso che lei utilizzerà per liberarsi anche di quei dirigenti del Pd che, ancora oggi, a partire da Romano Prodi, non si capacitano di come possa essere avvenuta questa elezione.

Ma sono state davvero mandate ai gazebo trecentomila persone estranee al Pd a votare per Lei? Questa è la forza delle nuove piattaforme che, in tutta Europa e anche attraverso le università, si battono per rovesciare gli attuali modelli elettorali democratici.

In primavera fioriscono le rose e ne vedremo delle belle. Ma fa davvero sorridere che nella sua ascesa al Nazzareno una femminista LGBTQ+ che, come dice lei, ‘non è stata vista arrivare’ si sia fatta sostenere nientemeno che dalla moglie di Franceschini e dalla ‘cocca’ di Orlando. Il nuovo che non avanza.

Luigi Bisignani, Il Tempo 5 marzo 2023

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