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Terrorismo, il Papa tratta con i talebani (via Erdogan) - Seconda parte

Se nel mondo ci sarà un’altra serie di attacchi per affermare il potere dei Talebani, il terreno in Libia e in Tunisia è già pronto. Per l’Europa così  sbandata sarà dura. Gli americani si sono da tempo ritirati dalla Libia e sostanzialmente da sempre disinteressati della Tunisia e del resto dell’Africa. Se la vittoria talebana dovesse rilanciare il terrorismo jihadista dall’Africa verso l’Europa il problema non sarà loro. L’Italia potrebbe però essere risparmiata, se non dagli sbarchi, almeno da possibili attentati perché si è inaspettatamente aperto un canale riservato tra Santa Sede e Talebani per creare un reale corridoio umanitario, cosa che l’Europa tra mille inutili chiacchiere non è riuscita a organizzare. Per renderlo possibile, sotto la spinta di Bergoglio, sta lavorando la Segreteria di Stato e la Congregazione delle Chiese Orientali  con una triangolazione che passa dalla Turchia di Erdogan, e che vede nella collaborazione con i Talebani un ulteriore passo per il suo sultanato. Forse, quindi, sarà Papa Francesco con la sua iniziativa sotto traccia a tener fuori l’Italia dagli attacchi, visto che il nostro fronte interno è così disomogeneo, capace solo di frenare qualsiasi azione di politica estera che non sia una continua polemica anti-Salvini sul fronte dell’immigrazione. Per Draghi, che ha studiato dai gesuiti, potrebbe essere un altro gesuita a corrergli in aiuto. Una mano lava l’altra.

Luigi Bisignani, Il Tempo, 22 agosto 2021

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