Giustizia

Test per i magistrati: perché è sacrosanto

Non si tratta di punire il giudice, quanto piuttosto di tutelare la vita del cittadino da abusi e errori

test magistrati Zolnierek e aydinynr tramite Canva.com

L’introduzione di test psicoattitudinali per chi maneggia (non sempre con cura) la libertà altrui è certamente cosa buona e giusta. Una scelta ragionevole, equilibrata e improntata al buonsenso, e una forma di garanzia per il cittadino, troppo spesso vessato da una giustizia poco giusta. Certo, testare l’equilibrio attitudinale dei magistrati non è mica la panacea di tutti i mali che affliggono un sistema giudiziario che spesso e volentieri appare totalmente fuori controllo.

Anzi, potremmo tranquillamente affermare che l’introduzione del test in questione rappresenta il minimo sindacale per una coalizione di governo di chiara estrazione garantista che ha saputo costruire le proprie fortune elettorali anche sul delicato tema della Giustizia. Sicuramente, il primo passo di un percorso che, auspicabilmente, dovrebbe condurre nei mesi a venire ad una più ampia e significativa riforma del sistema giudiziario, oggi più che mai necessaria. Lo dicono i numeri che, impietosi, certificano tutte le falle della nostra Giustizia, statisticamente tra le meno efficienti del mondo occidentale.

La bontà della decisione del governo è dunque fuori discussione. Con buona pace dell’Anm, che non smette di sottolineare l’irrazionalità del provvedimento ritenuto dai magistrati “un’invasione di campo”. In merito a ciò, bisognerebbe ricordare ai rappresentanti dell’Anm che chi ha sistematicamente sconfinato nel terreno della politica è stata proprio la magistratura, e non viceversa. Da Mani pulite in poi è stata tutta una continua invasione di campo lunga trent’anni, e simili interventi sul sistema giudiziario non fanno altro che cercare di ristabilire il giusto equilibrio tra i poteri dello Stato, minato in questi decenni dallo strapotere della magistratura sulla politica.

Inoltre, non si capisce perché, se i giudici sono così certi del loro benessere psicofisico, debbano temere in una tal maniera dei normalissimi test psicoattitudinali, peraltro già previsti per diverse altre categorie di lavoratori cosiddetti “sensibili”. Per la serie: “Male non fare paura non avere”. E se ciò vale per i cittadini, dovrebbe valere a maggior ragione per i magistrati. Perché chi è arbitro in terra del bene e del male (per dirla con le parole di De André) e padrone della libertà dell’individuo non può non essere lucido allorquando si accinge a giudicare, e non può non godere di un adeguato equilibrio psichico e attitudinale.

E non si tratta di punire il giudice, la cui autonomia non verrebbe certo messa in discussione da un semplice test, quanto piuttosto di tutelare la vita del cittadino dagli abusi e dagli errori di chi esercita, non sempre irreprensibilmente, il potere giudiziario.

Salvatore Di Bartolo, 31 marzo 2024

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