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Tg1, speciale puzzette: scoreggiare in Rai non è reato

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It’s a gas, gas, gas. Dopo tante scorie, un soffio di purezza in Rai, anche se alla non più speaker del Tg1, Dania Mondini, manca l’aria: il gup di Roma ha prosciolto tutti e sei i suoi presunti stalker, o mobber, che a suo dire oltre ad averla estromessa dalla conduzione mattiniera la avevano infilata in stanza, per punizione, con un famigerato scoreggione. Uno che “nun s’affiata con nessuno”, pare. Magari sarà stato Calboni (quasi omonimo dell’ex direttore Giuseppe Carboni, uno dei presunti cerberi), il collega di Fantozzi: “Uhè, puccettone, scusa, il medico mi ha autorizzato a non trattenere”.

Ovviamente a finire linciato era il rag. Ugo, sul quale l’altro scaricava la colpa, e non solo quella. Anche al cittadino utente manca l’aria: sei anni di carte bollate, di roba giudiziaria per un presunto caso di ventilatio intestinalis putrens: scoreggeRai, di tutto di più. La vicenda burocratica ha dell’allucinante: nel 2018, Dania Mondini querela i 6 colleghi per “sistematiche aggressioni psicologiche operate mediante una serie di comportamenti vessatori e denigratori da parte dei propri superiori sul posto di lavoro”, la procura romana dopo un anno – un anno! – di indagini, condotte probabilmente con raffinatissimi sensori e centraline per il livello dell’aria interna, chiede l’archiviazione, la parte lesa, che annusa odor di complotto, ricorre, il gip riapre, infine il gup chiude la faccenda: “i fatti non sussistono”, con immancabile commento finale: “Quella odierna è una bella giornata per noi, per il Tg1 e anche per la giustizia; viene restituita piena dignità a sei giornalisti. Nulla di tutto ciò è accaduto ed oggi viene finalmente ripristinata la verità dei fatti. Sei giornalisti imputati e le loro famiglie hanno dovuto fare i conti con la pena di accuse e campagne di stampa infamanti”.

Più che altro, appestanti. Also sprach Montanari, ex capo al Tg1. Also prot il petomane, già, ma chi è, a proposito? Ufficialmente non trapela, ma tanto, a Saxa Rubra, Venticello lo conoscono – e lo temono – tutti. Una questione d’aria cattiva e Dania incattivita. Forse la povera Mondini, ormai con meches non risolvibili, voleva solo lanciare i suoi servizi politicamente corretti sul pianeta mefitico, l’atmosfera irrespirabile, l’altro mondo possibile, che sennò i ghiacciai si sciolgono eccetera: non gliel’han fatto più fare e per giunta l’hanno isolata, asfissiata, roba da Guantanamo. Sarà anche stato fumus per(e)secutionis, come ha stabilito la magistratura, ma il dramma è comprensibile e non basta una bibita a superarlo: coca-cola chi, non va in onda più e annusa le pere… Solo che, santa pace, come si fa ad okkupare sei anni di udienze e controudienze per una roba del genere. Possibile che non si potesse risolvere in camera caritatis, magari muniti di maschere antigas?

I sindacati dov’erano, l’annUsigrai che faceva? Ma poi che immagine sale da questo servizio pubblico dove, cantava perfido Renato, “ci giocano i bambini”, “quante battaglie nei corridoi”? E comunque, la si metta come si vuole, la si giudichi come si crede, la questione, in quei corridoi, resta aperta: a “chièppe divarichète”, è il caso di dire: sarà ancora lì il misterioso Barbariccia, “ed elli del cul fece trombetta”? Si sarà risolta la inquinante faccenda? Lo avranno lasciato, pover’uomo, ad anestetizzarsi da solo dei suoi spifferi, in una camera possibilmente iperbarica?

Il leggendario Joseph Pujol si starà rivoltando nella tomba, sparacchiando a tutto spiano. Lui, l’etoile del Moulin Rouge, degradato a strumento di presunta molestia. Che spreco: immaginatevi solo le potenzialità dell’Innominato in Rai, uno che poteva remixare da par suo la sigla del telegiornale; uno che poteva, alla bisogna, fornire adeguate colonne sonore ai servizi sui bombardamenti, le eruzioni, i cambiamenti climatico e via discorreggiando. Una risorsa potenzialmente infinita, senza contare il riciclo del metano a fini energetici. E me lo sprechi così? Con un’acida vertenza giudiziaria scoppiettante di ripicche? Quando si dice la mancanza di poesia, di fantasia, ma si sa, alla televisione di Stato premono altre faccende: il nepotismo, il carrierismo, l’appartenenza; poi, quando qualcuno entra, con tanto di contratto milionario, tutti: che culo, però. Eh, ma è troppo facile fare i deodorati col culo degli altri.

Che tristezza, però, che mestizia: è davvero il Blues del Ventilatore, questo. Sia come sia, un giudice rossiniano, e magari pure rosso, ha sentenziato che “la calunnia è un venticello, un’auretta assai gentile che insensibile, sottile, leggermente, dolcemente incomincia a sussurrar. Piano piano, terra terra, sottovoce, sibilando, va scorrendo, va ronzando”; e su questo, non sussistono dubbi. Praticamente il gup se n’è lavate le mani e ha deciso: menefotto, se qualcuno fa il botto. Dopo sei anni. Sei anni per non doversi procedere con le esalazioni. Sei anni di costi, di spese, di tempo perso, di intralci, di chissà quant’altre cause posticipate, rinviate. Sei anni. Povera Italia. E povera Dania, rimasta col cerino in mano (se la vede l’ex collega di stanza, glielo accende da par suo). Almeno in Rai ci fossero ancora AmaCiuri: loro sì che per certe cose avevano naso…

Max Del Papa, 27 settembre 2024

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