La Rai tv parla di sé: una annosa faccenda di persecuzioni e di scoregge, destinata a finire davanti a un giudice. Poi dicono che è la casa degli italiani: ciò, speremo de no. La Rai, il Tg uno della Rai, questa notizia non l’ha mai data, perché i panni sporchi si lavano in casa, le mutande poi non ne parliamo, ma la cosa puzzava, non poteva restare confinata, da Saxa Rubra o via Teulada si spandeva come una nube tossica, finché non è arrivata a piazzale Clodio e in gennaio alla sbarra sarà mezzo notiziario nazionale (di prima, del regime precedente): i presunti infamoni rispondono ai nomi dei due ex direttori del Tg1, Andrea Montanari e Giuseppe Carboni, il vice Filippo Gaudenzi, la giornalista Costanza Crescimbeni, il caporedattore Piero Damosso e infine il suo vice Marco Betello. Tutti a rispondere di atti persecutori, insomma di mobbing, secondo le accuse del procuratore generale Marcello Monteleone, nei confronti della conduttrice del Dania Mondini, vittima presunta, da emarginare, da punire: ecco perché, poverina, la si vedeva sempre più triste, rassegnata, i capelli sempre più grigi, sfiorita, senza voglia di vivere, di respirare. L’inferno, ha respirato, per almeno tre anni, 2018-2021.
Sembra un incrocio tra Fantozzi e er Monnezza, invece è tutto vero: così si regolano le cose nel servizio pubblico, a quanto pare. Una maniera mafiosa, una atroce vendetta: forse Renato Zero dovrà riscrivere quel suo inno beffardo, “Viva la Rai, quante scoregge nei corridoi, poveri noi, se non mettessero aspiratori alla Rai”. Profetico, comunque: nello stesso disco, in un’altra canzone, cantava:
Chissà perché stava tanto sulle scatole la povera Dania, chissà che sgarro ha fatto e a chi: certo non se n’è data per inteso, voleva resistere a quelle che considerava prepotenze, ne è nata una faida e in sei, sempre stando alle accuse quasi patafisiche, certo fisiologiche, la volevano asfissiata, non solo professionalmente. Il geometra Carboni del Tg, il Venticello del primo telegiornale nazionale, il Severino Cicerchia dell’informazione governativa (“Tutti lo sentivano arrivare”, avrebbe confidato qualche collega), versa in odor di pericolo anche per tutt’altri motivi: il suo ufficio è una sala d’aspetto, chi ci passa va via subito, e si capisce; ma lui è addirittura sospettato, stiamo sempre alle ricostruzioni dell’accusa, di “legami con presunti ambienti della criminalità organizzata”: insomma sempre una faccenda di armamenti, di munizioni, in questo caso pallottole chimiche, non sarà lupara ma sempre micidiale è. Poi magari si sgonfia tutto, ma il processo intanto c’è, parte all’inizio del prossimo anno, la misera Dania ha prodotto una serie di certificati che confermano «un disturbo dell’adattamento persistente (e te credo) con sintomi ansiosi di grado lieve e una patologia cardiologica caratterizzata da fibrillazione». Viene la tentazione di riderci sopra, ma la condizione della conduttrice rimane difficile, se non drammatica, a prescindere dalle circostanze, e merita tutto il rispetto del caso.
Chiusa la parentesi solidale, andrà pur detto che qualcosa, di quel vento maligno, arrivava anche a noialtri spettatori a casa: vedi un po’, il periodo, almeno nella sua fase finale, nonché acuta, coincide con quello a cavallo dei governi concentrazionari Conte e Draghi che chiudevano tutto con la loro scellerata, ma non innocente, politica autoritaria a fronte, ma era più un pretesto, della pandemia: qui ci allargheremmo troppo e quanto c’era da dire questa testata, rara avis, lo va dicendo da anni, ogni giorno; basti ripetere la assoluta inutilità e illegalità di tante misure, con i notiziari di regime, Tg1 in testa, a puntellare l’azione di governo ovvero a mentire sapendo di mentire, come del resto aveva preteso lo stesso Conte (“fu necessaria una torsione nell’informazione”), mentre con il banchiere non ci fu neppure bisogno di chiedere, ci si adeguava in modo pavloviano, solo applausi per lui in conferenza stampa, tutti in piedi, “è un bel presidente!”, e la cacciata furiosa, fantozziana dei servi contro il reprobo che si permetteva una domanda invece di una sbavata.
Quanti all’epoca a liberare flatulenze dalla coscienza. Una pagina di servilismo, di vergognoso tradimento non tanto della “scienza” ma della realtà, della verità, dei cittadini-utenti-spettatori che pagavano il canone per sentirsi criminalizzare e terrorizzare ogni sera di più. Coi risultati che si sarebbero visti, che molti di noi sperimentano adesso sulla loro pelle, nel loro sangue. La cosa (ovviamente: non sarebbe la Rai) non è mai finita, prosegue gagliarda nel “nuovo” regime coi peana per i nuovi vaccini, con le menzogne sulla crisi climatica, con lo schifo, ci sia permesso di scriverlo chiaro, per gli incendi siciliani attribuiti al clima quando ancora oggi, in pieno autunno, risultano, come risultavano allora, chiaramente, senza margine di dubbio, ascrivibili a mano umana, mano mafiosa, con l’indulgenza per i terroristi climatici, con l’omertà quando escono i finanziamenti tedeschi per la Comunità di Sant’Egidio, potentissima anche in Rai, dove difatti non viene neppure nominata.
Intanto ci sono speaker che sull’ortodossia, sulla viltà zdanoviana, sull’esercizio di un terrore insano hanno fatto carriera. La sventurata Dania Mondini la carriera l’ha vista evaporare, ma, almeno, ha ricominciato a respirare. E il Tg 1 scoreggione finisce in cronaca nera, finisce davanti a un giudice per una storia di ordinaria malavita, pur se presunta. Finirà tutto in niente, more solito, ma qui lo spettacolo è la liturgia: noi vorremmo, anzi non vorremmo, trovarci in aula al momento dell’interrogatorio del collega, per il quale, notiamo, significativamente non è stato esperito alcun incidente probatorio. Possiamo comunque star certi che l’udienza si terrà a porte chiuse, ma a finestre aperte, anche se in pieno inverno.
Del resto l’inverno non c’è più, come dicono Greta, Mario Tozzi e papa Bergoglio; ma se è vero (non lo è, ma poniamolo per esercizio retorico) che le emissoni dei bovini accrescono la CO2 eccetera eccetera, che dire di questo misterioso telegiornalista? Che facciamo, lo sopprimiamo, lo processiamo per inquinamento indebito o lo riconvertiamo in elettrico (eolico no è pericoloso)? Sia dunque chiamato a deporre il fantomatico professionista fisiologicamente proditorio: “Giuro sul mio ventre di dire tutta la verità e nient’altro che la verità e di non nascondere niente di quanto a mia conoscenza”. E giù una bombarda. “Signora Dania Mondini, riconosce nel soggetto il collega di cui in atti?”. “Sì, dalla voce”. E che la Giustizia faccia il suo corso, secondo la massima latina “fetente lex sed lex”.
Max Del Papa, 24 settembre 2023