Bombardato di avvisi che la serie The Chosen sulla vita di Cristo e vista da duecento milioni di persone nel mondo sarebbe stata finalmente doppiata in italiano, mi sono messo di buzzo buono a guardare le prime due puntate. Diffidente, perché due cose mi avevano messo in sospetto. Una, il titolo: The Chosen, cioè il «Prescelto».
Ora, che Gesù Cristo non fosse Dio ma un uomo «prescelto» e potenziato all’uopo lo diceva già l’eresia ariana nel IV secolo. Due, la faccia del protagonista. Non somiglia affatto al Nazareno, bensì al volto enfiato e deformato della Sindone. «Tu sei il più bello dei figli degli uomini», dice la Bibbia. Invece, il «prescelto» della serie filmica è proprio bruttino. Vabbè. Tuttavia, per il resto, i sospetti hanno fatto presto a diventare certezze. Fin dalla prima scritta sullo schermo, la voce traduttrice proclama che siamo a Cafarnào, anziché a Cafàrnao. «Annamo bbene!», direbbe la Sora Lella. E poi: duecento milioni di spettatori? Sì, di americani, visto che tra gli ebrei del tempo di Gesù spesseggiano i negri. La scena si apre con un beduino che vezzeggia la sua figlioletta.
Ebbene, un minimo di approfondimento storico avrebbe informato gli autori su quello di cui anche Marx si era accorto. E cioè che è proprio grazie a Gesù che si comincia a smettere di trattare i bambini a pedate nel sedere («Lasciate che i piccoli vengano a Me», e li abbraccia mentre gli Apostoli vogliono cacciarli). Il resto è in linea con Hollywood, sì, ma dei tempi di Cecil De Mille, con i Romani rappresentati come le SS del tempo. Brutali, corrotti, infidi e oppressori. Bastava, invece, leggere il Vangelo: nella messa, ancora oggi e non a caso, l’unica frase storica che viene ricordata è quella di un centurione romano («Signore, non sono degno che tu entri nella mia casa»).
Avanti. Matteo? Un ragazzo con la barba rasata. Fa rimpiangere Zeffirelli, che sceglieva gli attori del suo «Gesù di Nazareth» ispirandosi ai dipinti rinascimentali. Tuttavia, pure Zeffirelli sbagliò quando fece della Maddalena una prostituta. Ma lo stesso Vangelo dice che era sorella di Lazzaro, ricco e ben ammanicato col potere. Da lei «erano usciti sette demoni». Ma forse di lussuria, non certo quelli che mostra The Chosen, roba da «L’esorcista» di William Fredkin. Per giunta, fa di nome Lilith, un demone della mitologia ebraica: il nome «Maria» glielo dà Gesù nel telefilm. Andiamo avanti. Niccodemo, presentato come pezzo grosso religioso, ferma la Maddalena al mercato e si intrattiene con lei. Ma figurarsi se un rabbi poteva farsi vedere a parlare con una donna in pubblico.
Nel Vangelo, infatti, viene descritto lo stupore dei discepoli al vedere Gesù in colloquio con la Samaritana. Di più: Maddalena, a capo scoperto e capelli sciolti, entra due volte nell’osteria e ordina da bere. E ciò significa fare film senza consultare esperti delle usanze ebraiche dell’epoca. Ciliegina sulla torta, Maddalena, ormai liberata (Gesù addirittura l’abbraccia, cosa che avrebbe fatto scappare ogni postulante discepolo), dirige lo Shabbat a casa sua! Una donna! I Romani, infine, armati come i pupi siciliani. Meglio «Il gladiatore». Meglio, molto meglio, «La Passione» di Mel Gibson. Nel quale, peraltro, almeno una pecca c’è: la Maddalena è identificata con l’adultera perdonata da Cristo. Errore, perché non era sposata. Quasi sicuramente, invece, si trattava di una ragazzina (le sposavano a partire dai dodici anni) obbligata dal padre a un matrimonio indesiderato.
Infatti, ricorreva la Festa della Capanne, quando i freni si allentavano e si alzava il gomito. L’avranno beccata in un vicolo, tra le braccia dell’innamorato a cui aveva dovuto rinunciare, e acciuffano lei, non lui, solo per mettere in difficoltà il sedicente Messia. Insomma, a conti fatti, credo che mi risparmierò le altre puntate.
Rino Cammilleri, 6 marzo 2024