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Ti prego Sinner, non andare a Sanremo: ti trasformano in Ferragni

Dopo gli Australian Open si aprono le porte dell’Ariston? Jannik dice di no: “Devo giocare a tennis, io”. Ecco perché non deve cedere

Jannik Sinner e Amadeus a Sanremo

Ha ragione Adriano Panatta: oggi Jannik Sinner è il più forte al mondo. Quello che gioca meglio, però non solo sul campo: è anche il più scaltro nell’apparire normalissimo essendo un atipico, anomalo predestinato. Saranno le radici tirolesi, con buona pace di chi se ne indispettisce, sarà l’etica del lavoro, ma in questo ragazzo cresciuto alla svelta e altrettanto in fretta salito in cima, di italiano, italiano vero c’è poco e niente. Magari uno vecchio stampo, ormai archiviato, uno della stirpe dei Dino Zoff, dritto, duro, nessuna concessione al melodramma che agli italiani piace tanto: quando vincono la coppa del Mondo, Zoff e Scirea si chiudono in camera e, mentre il mondo li celebra, loro si concedono una sigaretta sul letto.

Sinner a 22 anni fa quasi paura non tanto per la ferocia agonistica, per la tenuta mentale con cui rimonta due set e vola via a vincere al quinto contro un russo carogna, ma perché è ancorato a se stesso, al suo gioco, al mestiere di vincere. Ha una fidanzata che è la fine del mondo e le ha proibito – altrimenti, game over – di dare i numeri sui vari Instagram. Lei si è adeguata, e le conviene. Ha spiegato il ragazzo Jannik: “Non vedo perché dare spettacolo, i social per me sono solo parte del lavoro”. Uno così è un campione, non un coglione. Uno così arriva lontano anche se ci è già arrivato.

A meno che non si guasti. Sinner no, non è uno normale, è ottimo nel mostrarsi tale. Un po’ come Bjorn Borg, il mattofreddo (ancora Panatta), anche se probabilmente il ragazzo altoatesino, a parità di forma, quello che gli americani chiamano “prime”, il vertice, l’avrebbe spuntata. Borg era impassibile in campo, però ogni tanto aveva di quelle botte da psycho. Una volta, si narra, lasciò la Bertè legata a un calorifero due giorni, lui sparito chissà dove. Ora, Jannik non lega nessuno ai caloriferi e neanche si piglia di quelle sbronze colossali, che poi Panatta lo deve portare in camera a spalla e se ne pente perché il giorno dopo l’altro gli dà una suonata sul campo, perfettamente ristabilito. Però ha la stessa capacità di sembrare il ragazzo della porta accanto, anche se l’uscio si spalanca su Montecarlo, non sul Tirolo.

E vincerà sì tantissimo, ed è solo all’inizio, e lui, che sa di essere già il numero 1, classifiche o meno, forse culla il sogno di scalzare Federer dal trono di miglior tennista di tutti i tempi. Il GOAT, Greatest Of All Times: perché no? E dipenderà solo da lui e non dipenderà. Il talento, la forza, la testa ce l’ha tutte: ma le sirene sono micidiali, anche più che in passato, ai tempi di Panatta e di Borg. Adesso Amadeus lo reclama, lo pretende a Sanremo: e lui, giovane favoloso, già travolto dai parassiti mediatici, si schernisce, si sottrae almeno a parole: “Io non ci andrei, devo giocare a tennis, io”. Santo ragazzo. Beh, trattandosi di una intervista sul Correre, non lo sappiamo se lui abbia effettivamente pronunciato quelle parole, che ricordano più la patetica afasia di Rocky Balboa: “Oh! Adriana! È bellissimo essere fuori, in ospedale a forza di stare sdraiato m’ero tut-to rat-trap-pi-to!”. Ecco, però noi vorremmo fortemente che l’avesse detta proprio così. Né più né meno. Come un ragazzino qualunque, come un Gian Burrasca (fateci caso: pare il figlio di Rita Pavone nei panni di Giannino Stoppani) che punta i piedi.

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Non andarci a Sanremo, Jannik. Non ascoltarli! Non farti tirare in mezzo. Che quello è il principio della fine. Poi non puoi uscirne più, diventa un cazz* di giro infernale senza uscita. Non ascoltarli. Non fidarti di loro. Nessuno di loro. Sono infidi quelli. Ti faranno dire due cazzate sui cambiamenti climatici. Ti faranno domande idiote sul patriarcato. Ti manipoleranno per farti dire che la Meloni è una stronza, che anche tu sei un po’ fluido, che le buone a nulla che tirano la zuppa sulla Gioconda, eh beh, salvano il pianeta, che tu spari prime di servizio a 210/h ma quando guidi vai a 29 all’ora. Non prestarti. Se no finisce tutto, diventi come Berrettini che faceva la réclame dei vaccini e guardalo un po’ adesso, che non sta in piedi.

Proprio perché sei un italiano atipico, vecchia scuola, difenditi. È più importante di tutti gli Slam di questo mondo. È importante anche per noi. Non lasciarti trasformare in Chiara Ferragni. Non siamo ingenui, non cantiamo lo jodel, non veniamo giù con la piena, sappiamo benissimo che con 50 sponsor addosso non potrai fare sempre quello che vuoi. Ma, credici, se dici no, se è no, anche gli sponsor dovranno farsene una ragione. La gallina dalle uova d’oro sei tu e sei tu che servi, in tutti i sensi. Allora servi per il match, servi per te e per tutti noi. Devi giocare a tennis, tu. Devi restare quello che sei. Tu ci rappresenti come italiani proprio perché così poco italiano; perché ci ricordi gente che, forse, un tempo, usavamo essere. Difenditi, difendici. E a Sanremo tra Big Mama che pesa un quintale e farnetica “Sono grassa, sono lesbo e Giorgia Meloni è omofoba” e quattro maranza spediti a farfugliare sul palco – “così tante parole, così poco da dire”, tu non hai niente a che spartire.

Non devi. Hai ragione tu, non sei un ballerino, non sei un canterino, sei uno che gioca a tennis. Perché si comincia così, per provare, e in men che non si dica non si vince più niente, perché si è perso se stessi. Non ascoltarli, Jannik. Ti lisciano, ti leccano, ti divinizzano ma appena perderai saranno i primi a scaricarti. Le sirene fanno così. Lasciale tutte là quelle sirene. Non ascoltarle!

Max Del Papa, 29 gennaio 2023

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