Cronaca

La tragedia

Sono tutti morti

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Purtroppo, nonostante l’enorme lavoro di ricerca ed il dispiegamento di mezzi speciali e risorse umane, le cinque persone a bordo del Titan hanno perso la vita. Ora la speranza lascia il posto alle polemiche. Nel mirino delle critiche c’è la struttura del sommergibile, operato tramite un controller per videogame Logitech F710, la mancanza di controlli sulla sicurezza ma anche i ritardi nel lanciare l’allarme una volta persi i contatti. Il Titan, così come i veicoli simili, è soggetto ad una supervisione regolamentare molto limitata e questo – secondo i critici – ha aperto la strada a scorciatoie in termini di sicurezza da parte della società.

Le opinioni degli esperti

Secondo Arthur Loibl, un tedesco che due anni fa ha compiuto la stessa immersione, viaggiare sul sommergibile di OceanGate è “un’operazione kamikaze“. Gli esperti ritengono che uno dei problemi del sottomarino fosse il suo molteplice utilizzo. Il sommergibile, infatti, era adeguato alla traversata sott’acqua per un numero limitato di volte, non per immergersi con frequenza come invece ha fatto. I numerosi viaggi potrebbero aver indebolito la struttura, causandone il collasso. Secondo Guillermo Soehnlein, co-fondatore della società insieme al pilota scomparso del Titan Stockton Rush, nel sommergibile Titan potrebbe essersi verificata una «implosione istantanea». «Quello che so è indipendentemente dal sottomarino, quando si opera in profondità la pressione è così grande su qualsiasi sottomarino che se si verifica un guasto si verificherebbe un’implosione istantanea. Se è quello che è successo, sarebbe successo quattro giorni fa» ha detto Soehnlein in un’intervista alla Bbc subito dopo la notizia della Guardia costiera Usa del ritrovamento di un «campo di detriti» nella zona di ricerca vicina al relitto del Titanic.

Titan, falle sulla sicurezza?

David Lochridge, ex direttore delle operazioni marittime di OceanGate, la compagnia proprietaria del sommergibile scomparso dopo l’immersione verso il relitto del Titanic, aveva sollevato preoccupazioni per la sicurezza prima di essere licenziato. Era il 2018 quando l’ex direttore delle operazioni marittime di OceanGate, David Lochridge, presentò una risposta ad un’azione legale intentata contro di lui dalla società per cui lavorava. Il pilota di sottomarini e sommozzatore scozzese era stato assunto da OceanGate nel maggio 2015 ed era stato promosso in breve tempo, ma fu accusato dall’azienda di aver violato un accordo di riservatezza divulgando informazioni confidenziali. Lochridge, però, spiegava di essere stato licenziato dopo sollevato alcune preoccupazioni per la sicurezza del Titan, il sottomarino scomparso in questi giorni.

Evitare tragedie in futuro

Dalla presente vicenda tenebrosa può aprirsi un futuro luminoso, l’importante è acquisire consapevolezza da questa esperienza. La storia insegna che quasi nessuno si è mai salvato da un sottomarino affondato, inoltre, i casi di salvataggio sono molto pochi, ma nessuno alle profondità in cui si teme sia sceso il Titan. Dopo la seconda guerra mondiale, diversi sottomarini sono scomparsi a partire dal 1963, quando il sottomarino Usa a propulsione nucleare Thresher con 129 uomini a bordo si inabissa durante un’esercitazione a sud-est di Cape Cod, in Massachusetts. La causa probabile un problema elettrico che avrebbe impedito al mezzo di fermare l’immersione rapida che stava eseguendo. Nel 1968 ricordiamo la scomparsa dello Scorpion statunitense con 99 persone a bordo. Ancora nel 2000, il sommergibile K-141 Kursk, tra i più moderni della Marina russa, si inabissa a causa di due esplosioni durante un’esercitazione nel Mare di Barents. Nel recente 2017, il sottomarino argentino ARA San Juan scompare nel novembre con 44 persone a bordo. Un salvataggio storico, invece, alle profondità maggiori mai effettuato fu quello di due ex piloti della Marina Usa, nel settembre 1973: usavano un piccolo sommergibile, il Pisces III, per piazzare i cavi telefonici sui fondali; ma a un certo punto il batiscafo sprofondò a quasi 500 metri sott’acqua: per due giorni le squadre di soccorso lavorarono senza sosta e quando furono salvati mancavano appena 12 minuti all’esaurimento dell’ossigeno.

L’episodio del Titan dunque, da una parte lascia una tristezza a motivo delle persone decedute, ma dall’altra, dona anche la possibilità di meditare su nuovi protocolli di sicurezza e gestione dei sottomarini. Non resta che stringersi con le più sentite condoglianze ai familiari delle vittime.

Carlo Toto, 23 giugno 2023

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