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Toc toc Chiara Valerio: dì qualcosa di sinistra sul caso Trocchia-Giudice

Il silenzio della scrittrice che era stata pronta a vergare sulle accuse di stupro al figlio di La Russa

chiara valerio nello trocchia sara giudice

Premessa numero uno: chiunque è innocente fino a prova contraria e nel caso della coppia sinistra, di sinistra, Trocchia Nello e Giudice Sara, accusati di una mezza violenza sessuale, il garantismo non è formale, non è gesuitico: è logico, perché qui non si fanno più sconti a nessuno, non sono tempi di credulità popolare per nessun verso, siamo pieni di uomini bestioni, di mostri, di tarati, ma pure di vittime da #metoo che poi si rivelano mitomani o per lo meno spericolate complici della loro rovina. Per cui, la storia dei due giornalisti rispettivamente in forza a Domani e PiazzaPulita che avrebbero adescato una ragazza misteriosamente finita a bere e poi in taxi con loro, con tutto ciò che ne sarebbe seguito, va presa con le pinze, con le molle, con il dovuto distacco e magari con un pizzico di sano scetticismo. Poi magari tutto o parte sarà confermato, dimostrato, ma ci sia concesso un sano dubbio metodologico.

Premessa numero due: se sei di sinistra, sei comunque innocente, a prescindere, di default.

Premessa numero tre: se sei di sinistra e c’è anche una pallida, evanescente, residuale, teorica possibilità che tu sia minimamente responsabile di qualche comportamento eventualmente scabroso, il giudice ti scagiona di default (e infatti…).

Premessa numero quattro: se sei di destra, sei un maiale stupratore a priori.

Premessa numero cinque: se non si sa di che cazzo sei, tipo Ciro Grillo il cui padre è, a seconda, tutto e il contrario di tutto, da Maduro a Pinochet passando per Scaramacai, beh, andiamoci piano, vero: prima bisogna capire la matrice ideologica e poi, in caso, si decide, a seconda della circostanza, del momento, dello spostamento.

Premessa numero sei: figuratemi a me quando mi frega di difendere Leonardo Apache la Russa (fine delle premesse).

Però, siccome come diceva la buonanima di mia madre appena assunta in cielo, dove avrà già cominciato a far bestemmiare il Padreterno e tutto, “a te le cose storte non ti sono mai piaciute e così sei sempre stato un gran rompicoglioni”, e quello era il massimo del suo affetto espressivo, beh, allora mi ricordo, sì, io mi ricordo di una brodaglia, immangiabile, inimmaginabile, fuori di senno per non dire di Senna, come qualità organolettica, di qualche tempo fa a firma Chiara Valerio, what else?, che “in pratigaaaa”, come bonfochierebbe Lucianone Moggi, in pratica teorizzava lo stupro ontologico dell’Apache. Certo, la metteva sul condizionale estetico, ma più come scrupolo stilistico che garantistico. La tesi, dopo la necessaria fatica della Madonna per decifrarla, era più o meno la seguente: l’omo, e pure il figlio dell’omo, de destra, oltre che da puzzà addà stuprà. Siccome babbo ‘Gnazio si era sperticato a dire, e magari poteva pure risparmiarsela, che, da omo (de destra), padre, avvocato, “dopo aver interrogato mio figlio ho la certezza che è innocente”.

Anche lì c’era di mezzo un presunto stupro. Apriti Valerio! Una intemerata! A suon di Nanni Moretti, palombella rossa, melonismo, genitorialità (eh??), patriarcato, paternalismo, e perché no patriarcalismo? Il garantismo al contrario di Chiara era, ed è: sì, di certo non c’è niente di certo, di giudicato, ma questi fanno schifo comunque perché non mostrano alcun rimorso verso la tuttora presunta vittima, sono di destra, sono degli stronzi e dunque colpevoli, predatori, maschi tossici e peggio.

Però il garantismo valeriano mica è solo al contrario: all’occorrenza si raddrizza, difatti sulla presuntissima malefatta della coppia sinistra “si può solo dire nulla”, come chioserebbe Carmelo Bene; e se proprio qualcosa si dovrà dire, beh, vedrete che pioggia d’oro di cautela, di distinguo, di palombelle rosse, di andiamoci piano coi giudizi sommari. O somari. Come la mettiamo cara Chiara? Non la mettiamo. Si torna alle premesse, andate a rileggervele: sono Vangelo, sono rosse parole d’amore, e non è colpa mia. La differenza tra un comunista e una persona normale è questa, e non cambia mai: il comunista per morale ha un caleidoscopio, sapete quelle macchinette di quando eravamo bambini, che le mettevi sugli occhi e ci trovavi la qualunque, manco ti fossi sballato con l’LSD (molti, difatti, passavano direttamente dal giocattolo ai funghi magici); è una morale cubista.

Il liberale non ha morale precotta, e ha pochi ma saldi princìpi: mi me fasso i cassi miei, come la farmacista di Vacanze di Natale, che non è a dire mi sta bene tutto, mi volto dall’altra parte, signora mia io per me non mi immischio: no, il contrario, chi sbaglia paghi, però non do giudizi in funzione dell’ideologia, non distinguo in rossi buoni e neri fetenti, non me ne frega niente, mi aspetto, ingenuamente, che le istituzioni facciano il loro dovere, se no che le pago a fare, ma non mi ci sostituisco con la brodaglia moralistica liofilizzata. Eh no, cazzo! Vivo e lascio vivere, fin che posso, fin che è lecito. Si chiama tolleranza, anzi si chiama civiltà.

Se dico che dubito del mezzo stupro della coppia sinistra Trocchia-Giudice, è perché, per quanto quelle due facce da compagni spocchiosi possano starmi sui coglioni, veramente dubito: e credo sia giusto dubitare. E non traggo conseguenze di sorta, non ipotizzo giudizi morali duttili, malleabili, plasmabili alla bisogna. Vale per tutti però: non è che due compagni, anche se sbagliano, restano nel giusto e un Apache sul sentiero di guerra va ontologicamente fucilato. Eh? Chiara? Ci sei? Sei ancora lì?

Madonna che silenzio c’è stamane, su Repubblica: dai, Chiara, coraggio ce la puoi fare, dì qualcosa di sinistra, anzi no, di garantista, anche non di garantista, dì qualcosa di civiltà, Chiara dì qualcosa!

Max Del Papa, 29 agosto 2024

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