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Toh, anche in Israele la sinistra ha la bava alla bocca - Seconda parte

Nel mondo che conosciamo per corrompere politici di quel livello servono i verdoni alle Cayman, non sigari e champagne e Ilan Bombah, massimo esperto delle leggi che regolano l’operato del governo, ha messo in chiaro che la semplice incriminazione non certifica che Netanyahu sia colpevole di qualcosa e che fino a una sentenza a lui sfavorevole può ricoprire qualsiasi carica politica. Nell’area ‘pacifista’ in molti godono, ma si fanno false illusione perché l’eventuale alternativa a Netanyahu non sarebbe comunque come loro la sognano.

L’attuale leader, infatti, ha perso più consensi nel non rispondere militarmente alle infinite provocazioni di Hamas che non per le vicende giudiziarie che lo coinvolgono, e chiunque prenderà il potere non potrà continuare a sopportare ad oltranza perché la popolazione del sud di Israele, da anni sotto la minaccia del terrorismo palestinese, ha ormai raggiunto il punto di saturazione massima. Israele, con o senza Netanyahu, non sarà passiva nei confronti dell’Iran, della sua presenza in Siria o di quella degli apostoli Hetzbollah. Il prossimo governo, a prescindere da chi ne sarà la guida, non potrà mettere in pericolo la sicurezza, soprattutto ora che i rigurgiti di antisemitismo stanno toccando in tutto il mondo vertici mai raggiunti negli ultimi settanta anni.

Benny Ganz, l’avversario di Netanyahu, si è appellato all’elettorato chiedendo di non votare Bibi non perché corrotto, ma perché sarà troppo impegnato con i giudici. Questa frase mette in luce la sponda che ha ricevuto della stampa, della magistratura e della polizia. L’elettorato israeliano è però decisamente pragmatico e sa che l’attuale situazione economica, la migliore nella storia della nazione, e i buoni rapporti politici che Israele ha instaurato con molte nazioni del mondo sono il frutto del grande lavoro svolto dal Primo Ministro negli ultimi anni. Tutto questo per la popolazione vale molto più dei rinvii a giudizio basati su prove indiziarie.

Di Michael Sfaradi, Gerusalemme, 4 marzo 2019

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