In Italia e nel mondo crescono le polemiche per la decisione, assunta da alcuni tornei, di non far partecipare i tennisti russi alle competizioni internazionali. La loro colpa? Avere il passaporto di un Paese governato da Vladimir Putin, e poco importa se hanno già condannato l’invasione dell’Ucraina. Wimbledon ha deciso di epurarli, agli Internazionali di Roma ci avevano seriamente pensato ma poi la follia è stata evitata.
Nel mezzo di commenti politicamente corretti, in cui si svenano penne per spiegare la giustezza morale di tali esclusioni, un campione italiano – Marcell Jacobs – con semplicità mette la parola “fine” a questa assurda vicenda. Durante la presentazione del libro “Entra in gioco con la testa”, il campione olimpico dei 100 metri, l’uomo più veloce del mondo, spiega: “Sono la persona più sbagliata per parlare di queste cose anche perché non seguo tanto queste vicende. Ma il fatto di escludere lo sport da queste grandi manifestazioni non è giusto perché gli sportivi non c’entrano nulla con queste situazioni, anzi lo sport solitamente aiuta la pace. Non credo che sia corretto”. Game, set, match.
Eppure, osservando il tabellone degli Internazionali Bnl d’Italia, abbiamo una cosa che ci fa orrore. Orrore. Andate a vedere sul sito: nell’elenco dei partecipanti, al fianco del nome appare ovunque la bandiera della nazionalità del giocatore. Tutti, tranne gli atleti russi. Non c’è altro da dire: è una concezione razzista del mondo. Una follia: esattamente come per la lezione su Dostoevskij, per il direttore d’orchestra epurato o per il premio Strega.