Dopo ottanta lunghi giorni di gogna e una resa praticamente obbligata, Giovanni Toti potrebbe presto tornare ad essere un uomo libero. La Procura di Genova ha infatti fornito parere favorevole alla richiesta di revoca degli arresti domiciliari presentata lo scorso 29 giugno da Stefano Savi, il legale che assiste l’ormai ex presidente della Regione Liguria. A questo punto, si attende soltanto la decisione del Gip Paola Faggioni, che comunque dovrebbe arrivare al massimo entro venerdì 2 agosto, dopodiché l’ex governatore potrà finalmente ritornare in libertà.
Il parere positivo della Procura del capoluogo ligure arriva dopo settimane di anomalie giuridiche e ripetuti abusi nell’applicazione delle misure cautelari, che dunque verranno meno solo adesso che Giovanni Toti ha scelto la via delle dimissioni, l’unica in grado di placare gli appetiti giustizialisti dei pm e restituirgli la libertà perduta.
Del resto, la linea adottata dai magistrati genovesi per estromettere il governatore dai giochi era parsa chiara sin da subito: farlo cuocere a fuoco lento fino a svilire completamente il suo ruolo politico, e scaricargli addosso tutte le responsabilità dell’inevitabile inerzia amministrativa, così da costringerlo alla capitolazione.
Un disegno inquietante figlio dello strapotere di una giustizia iper-politicizzata che, sconfinando per l’ennesima volta nel terreno della politica, è riuscita ad invalidare l’esito di un voto popolare e a sovvertire gli equilibri democratici di una regione tenuta letteralmente in ostaggio dalla furia giustizialista dei pm e dalle loro opinabili decisioni. Così come il suo presidente, fiaccato nel corpo e nello spirito e delegittimato nell’azione e nel ruolo politico, al fine di ottenerne la mesta ritirata in cambio di una libertà che, a questo punto arrivati, dovrebbe essere pressoché imminente. Il ricatto è servito.
Salvatore Di Bartolo, 1 agosto 2024
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