Totti-Ilary sono uno schiaffo al Dio dei disgraziati

La telenovela tra la bandiera romanista e la Blasi continua: arriva la denuncia per abbandono di minore

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Totti Blasi

Soluzione venti per mille. Ma che hanno queste coppie-scoppiate vip, che dopo essersi tanto amate pigliano la calcolatrice, le mogli soprattutto, e chiedono invariabilmente 20mila euro di extra mantenimento “per i figli”? 20mila la ex signora Ferragnez, 20mila la ex signora Tottary, la Ilary che fa pubblicità mi pare a un ammorbidente, languida, sognante. Ma nella realtà dura, gli occhi due lame. Poi, fortuna, c’è sempre un giudice che non piglia la calcolatrice ma lo smartphone e trova che una è andata a prender l’aperitivo sul ghiacciaio in elicottero, l’altra “vola a New York sfoggiando un nuovo anello da 4mila dollari”, e conclude: signora, i suoi figli già vivono come a Dubai e se ne vantano pure sui social: siamo seri, per favore. Ma la serietà in queste coppie vip scoppiate, ammesso ci sia mai stata, ha lasciato il posto alla psichiatria, insomma anche i ricchi impazziscono.

L’ultima degli ex Tottagnez o Tottary ha dell’angosciante: lei, Ilary, in fama di soubrette, denuncia lui Pupone, che a 50 anni finge di voler tornare a giocare, “un affare mediatico da non meno di 100 milioni”, lo denuncia per un’accusa infamante, abbandono di minore, quanto a dire averli lasciati soli in casa, una casa che è come una fortezza. Ma non erano soli, quando i poliziotti della volante arrivano, e ci arrivano in trenta secondi, trovano la governante, come nelle favole dei reami, al che lui minaccia di denunciare lei. La faccenda invade la cronaca gossip e si può capire, sono di quelle cose che tirano sempre, anche noi ne stiamo parlando, ma per dire che la follia galoppa in tutti gli strati sociali e fa paura questa totale mancanza di controllo, di buon senso.

Pagine e pagine sul nulla di due privilegiati che si scannano, con vari pretesti, “resta aperta anche la causa dei Rolex”, gli orologi pregiati che, non si è mai capito bene, Ilary gli avrebbe sottratto in un turbinar di ori, di “borze”, griffate of course, di alimenti, di mantenimenti. E tutto questo è sintomatico di un atteggiamento infantile, sul volgare infantile, verso il benessere: gli orologi, le cose costose da toccare, da portarsi addosso, da esibire e un po’ per vanità e molto per sponsorizzazioni. Anche quel cantante di un gruppo giovanile, anche se ormai sono prossimi ai 40 anni, specializzato in filastrocche da Carosello, girava per il centro di Milano, la città “più vivibile d’Italia”, con lo zainetto pieno di Rolex – cose incomprensibili, preoccupanti-, e ovviamente viene rapinato. E gli va anche bene che, essendo una specie di vippetto, glielo ritrovano subito lo zainetto, “denunciando a piede libero” gli scippatori, perché in galera ormai ci vai solo se non credi al riscaldamento globale.

La storia dei pupi del pupone usati, si potrebbe malignare, per rappresaglia, presunti abbandonati in un tugurio anziché, come sono, accuditi da governanti, storditi da un lusso che li condanna ad essere come i genitori, ha dello sconfortante: come abbiamo fatto a ridurci così? Per dire come ha fatto la vipperia plebea, ex commesse, giocatori, aspiranti veline, imprenditrici digitali, cantanti contro il patriarcato che fanno calendari a chiappe scoperte contro il patriarcato, a mettere insieme in pochi anni i cento, i duecento milioni che sono patrimoni giganteschi e neanche gli bastano, e più li fanno vedere e più la gente corre? Le grandi dinastie della ricostruzione democratica e consumistica più che sfoggiare il lusso lo vivevano con l’indifferenza dei nati ricchi, ma al dunque le cose serie, pesanti le tenevano nascoste, Giorgio Bocca scriveva nel ’62 che a casa Pesenti il frigorifero era lucchettato, che il grande industriale faceva pagare l’usura gomme agli amici dei figli scarrozzati dall’autista, e veniva convocato dal direttore del Giorno, Italo Pietra, su mandato del proprietario, Enrico Mattei: guarda che tu puoi arrivare da qui a qui, ma oltre no. Adesso non c’è più bisogno di fare cronaca, per dire scoprire mondi arcani, inaccessibili, adesso sono i neoricchi che te lo fanno sapere, ti cercano, magari ti pagano anche pur che tu gli faccia debito servizio. Fedeli al celebre detto, “si vendono più giornalisti che giornali”.

L’alienazione di un Agnelli che viveva la vita spericolata ma tenendo presente di essere a capo di un gruppo da duecentocinquatamila dipendenti, che si muoveva come un monarca nella diplomazia feroce e ladronesca degli affari, che, per dire, teneva in pugno Torino ma la salvava, la difendeva dalle brame milanesi e mondiali, non ha niente a che spartire con gli eredi e, più in generale, con le miserie di questi qui che sono figli del loro tempo, un tempo completamente folle, deresponsabilizzato, come incapsulato, rivoltolato su se stesso. Tempo narciso e sibilante, del qui e ora, del tutto adesso, tempo di influencer che, a volerli chiamare col nome che meritano, sono parassiti sociali. Ci sono cose fuori dalla logica degli umani se una che solo per un programma televisivo incassa 700mila euro, poi le ospitate, poi le pubblicità degli ammorbidenti e dei materassi, si lamenta che vuole 20mila di extra “per i figli” perché niente basta mai, perché non c’è un limite, neanche di coscienza, neanche di ritegno “ho le spese” dicono tutte, ma se ti abitui a viaggiare con l’aereo privato, se il castello ti va stretto, con tanto di servitù, è chiaro che le spese in qualche modo fai fatica a coprirle. Ma non sono spese, sono schiaffi al Dio dei disgraziati e questo non per moralismo ma per indagare certi meccanismi che ai comuni mortali sfuggono, che risusltano incomprensibili.

Sarà che siamo figli del secolo scorso, ma questa koiné delle signore ventimila euro, questo zeitgeist del soldo come misura di tutto, proibito accontentarsi, rilanciare sempre, mostrare lo sfarzo, sempre, anche coi figli piccoli, meglio se sullo sfondo dei falsi valori woke, questo constatare che perfino i politici si muovono allo stesso modo, senza nascondersi, senza scrupoli, da destra a sinistra al grido “bando ai moralismi”, che la politica si risolve non in bene comune ma in bene rifugio, no, tutto questo non riusciamo più a capirlo e non abbiamo nessuna voglia di capirlo.

Max Del Papa, 21 novembre 2024

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