Tra crisi tedesca e flop elettrico: Volkswagen verso chiusure storiche

La celebre casa automobilistica non ha escluso la possibilità di chiudere stabilimenti tedeschi per tagliare i costi

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Volkswagen

Tempi duri per l’economia tedesca, il caso della Volkswagen ne è la dimostrazione plastica. La celebre casa automobilistica sta infatti prendendo in considerazione la chiusura di uno dei suoi stabilimenti in Germania per tagliare i costi. Una decisione che sarebbe storica, poichè sarebbe la prima volta nella storia dell’azienda. Ma la necessità sembra impellente: il colosso teutonico deve ridurre i costi di 10 miliardi di euro entro il 2026 e razionalizzare le spese per sostenere la transizione verso le auto elettriche. Anche se il flop dei veicoli alla spina è uno dei principali problemi, ma ci arriveremo dopo.

La crisi della Germania è un problema non da poco. Il Paese sta perdendo molto terreno in termini di competitività come sede di produzione e, come evidenziato dal Sole 24 Ore, il clima economico sta creando grossi danni anche alle più importanti imprese nazionali. La Volkswagen è uno dei punti di riferimento di Berlino e nel giorno del trionfo di Afd in Turingia la notizia della possibile chiusura di impianti forse potrebbe smuovere chi pensa esclusivamente al rischio di un ritorno di fiamma del nazismo anzichè porre dei rimedi alle criticità in materia economica.

La via per tagliare i 10 miliardi di euro entro il 2026 potrebbe essere la chiusura di una grande fabbrica di auto e un impianto di produzione di componenti, ritenuti entrambi obsoleti e superati. Ma non è tutto. I vertici della Volkswagen sarebbero al lavoro anche per valutare la rottura del patto stipulato trent’anni fa con i sindacati per congelare i licenziamenti fino al 2029. L’ad dell’azienda Oliver Blume non ha utilizzato troppi giri di parole, il clima economico è diventato ancora più difficile e nuovi operatori stanno entrando in Europa.

I dati sono sotto gli occhi di tutti. La Volkswagen ha perso quasi un terzo del suo valore in Borsa negli ultimi cinque anni. Il disastro sull’elettrico ha eroso la quota di mercato in Cina, dove i produttori locali la fanno da padrona. Ma c’è chi è spaventato per le possibili ripercussioni sul resto del Paese. “Se un tale peso massimo dell’industria deve chiudere le fabbriche, potrebbe essere il campanello d’allarme, atteso da tempo, che le misure di politica economica della Germania devono essere notevolmente potenziate”, l’analisi perentoria di Carsten Brzeski di Ing Research. “La situazione è estremamente tesa e non può essere risolta con semplici misure di riduzione dei costi”, ha aggiunto Thomas Schafer, Ceo del marchio Volkswagen: “Per questo motivo vogliamo avviare quanto prima un confronto con i rappresentanti dei lavoratori per esplorare le possibilità di una ristrutturazione sostenibile del marchio”.

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E torniamo all’elettrico. Il dossier green è uno dei capitoli negativi di casa Volkswagen, non è un mistero. La vendita di auto alla spina in Europa continua a rallentare e il peso sui conti delle case costruttici si fa sentire. Da qui la decisione del gruppo tedesco di ridurre l’obiettivo di ritorno operativo sulle vendite per l’intero anno del gruppo e della Business Area Autovetture al 6,5-7% dal precedente 7-7,5%. I numeri parlano chiaro: nei primi sei mesi del 2024, le vendite del modello elettrico Q8 e-tron  sono diminuite a livello mondiale dell’8,2%. Ma non solo. Tra le ipotesi quella della chiusura di una fabbrica di auto elettriche Audi a Bruxelles, con 2.600 posti di lavoro a rischio entro il 2.600. Il settore è in grave difficoltà e i motivi li conosciamo: i costi elevati, le difficoltà per ricaricare  e la naturale resistenza al cambiamento. Cose lapalissiane per chi è dotato di buonsenso, ma non per i talebani del verde…

Franco Lodige, 3 settembre 2024

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