Per gentile concessione dell’autore, un estratto da “Croce ed Einaudi. Teoria e pratica sul liberalismo”, libro di Giancristiano Desiderio, uscito da poco per Rubbettino. Per una settimana, tutte le sere, sul nostro sito troverete un’anticipazione, un piccolo boccone del libro appena uscito. Ecco la terza puntata.
La risposta di Einaudi è chiarissima: tra liberalismo e comunismo vi è «incompatibilità assoluta» perché là dove c’è una sola volontà – lo Stato, il Partito, il Capo – che impone il suo volere, lì non c’è libertà e perfino la stessa libertà del pensiero è negata se il pensiero non è esprimibile perché avverso all’unica volontà valida. Quindi la libertà vive per forza di cose quando c’è una certa dose di liberismo, anche se – specifica Einaudi – ciò non significa porre un’unità tra il liberalismo e uno dei tre “significati tecnici” prima illustrati.
In altre parole, il comunismo nega proprio quella pluralità che abbiamo visto essere indispensabile all’esistenza della libertà. Il liberismo storico, dunque – dice Einaudi affratellandosi con lo storicismo di Croce –, mostra non solo che vi è incompatibilità tra liberalismo e comunismo ma che è la stessa libertà a creare l’economia che le serve per vivere e, quindi, Einaudi sfugge all’eventuale critica di Croce di far dipendere in tal modo la vita libera e spirituale dall’economia. Era, questa, una conclusione che anche Croce poteva accettare. E, tuttavia, la discussione sarebbe continuata andando ancora più in profondità.
Giancristiano Desiderio, Croce ed Einaudi (Rubbettino 2020)
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