La spinosa questione legata alla condanna di Marine Le Pen, a prescindere da come la si pensi, viene letta da molti osservatori, tra cui l’ottimo professor Alessandro Campi, come il tentativo, più spontaneo che organizzato, da parte di quei settori del sistema democratico di mettere un argine, in questo caso di natura giudiziaria, alla costante avanzata delle forze populiste e sovraniste. Forze politiche percepite da buona parte del vecchio establishment liberal-democratico come una vera e propria minaccia alla stabilità del proprio Paese e, di conseguenza, dell’intera impalcatura dell’Unione europea.
Ora, lo stesso Campi, intervenendo mercoledì mattina su La7, nel corso di Omnibus, ha espresso con estrema efficacia un punto fondamentale per comprendere cosa ci sia alla base del crescente disagio dei partiti tradizionali, sempre più allarmati da forme di opposizione che, secondo gli stessi partiti tradizionali e l’informazione che li fiancheggia, non darebbero alcuna garanzia sul piano della tenuta sociale ed economica, una volta entrati nella cosiddetta stanza dei bottoni. (Un simile argomento, vorrei ricordare, fu utilizzato a lungo ai danni di Giorgia Meloni prima che ella vincesse le elezioni del 2022. Dopodiché le tanto evocate cavallette non arrivarono e la premier adottò sin da subito una linea fondata su un pragmatismo ispirato ad un senso di responsabilità, obbligatorio soprattutto per un Paese indebitato fino al collo).
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In realtà, come per l’appunto sostiene Campi, uno degli elementi che hanno condotto al successo dei partiti populisti e sovranisti è legato alla crisi di molte democrazie europee, dal nostro definite in modo assai esemplificativo come “democrazie liberal-redistributive”, le quali non sono più riuscite a “mantenere il livello di aspettative e di promesse che hanno sostenuto e sulla base del quale i partiti storici hanno costruito il loro consenso.”
Ebbene, da tempo si nota questa sorta di corto circuito tra la realtà e le mirabolanti aspettative suscitate dalla politica. In Italia, in particolare, non dobbiamo dimenticarci che tutto questo creò i nefasti presupposti per portare trionfalmente al governo il Movimento 5 Stelle, la cui inesorabile e rapida parabola discendente era già scritta nelle loro inverosimili e, in questo caso si, irresponsabili promesse di pasti gratis a volontà.
In tal senso, l’idea di far fuori una temibile concorrente per l’Eliseo qual è la Le Pen attraverso la via giudiziaria, non solo rappresenta un errore strategico sul piano del consenso politico, portando acqua al mulino della destra francese, ma si basa su un presupposto sbagliato, così come ha ampiamente dimostrato in Italia l’attuale presidente del Consiglio. Sbaglierò, tuttavia credo che chiunque vinca le presidenziali francesi del 2027, egli o ella non potrà mai prescindere dal più importante partito che, specialmente in questo momento storico, tende a farla da padrone all’interno dell’Unione Europea, ovvero il partito della realtà.
Partito della realtà che ci sta informando da tempo che l’epopea dei pasti gratis, in cui abbiamo largheggiato beneficiando del costoso ombrello militare generosamente elargito per decenni dallo Zio Sam, è tramontata da un bel pezzo.
Claudio Romiti, 4 aprile 2025
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