Sport

Trans italiana alle Paralimpiadi. Femministe, ora che si fa?

Con Valentina Petrillo addio a cromosomi e sesso biologico. E adesso il Re è nudo: vogliono uccidere lo sport femminile

Valentina Petrillo © germi_p tramite Canva.com

Dopo le lunghe polemiche sul caso Imane Khelif, il Comitato Olimpico Internazionale dimostra che i cromosomi e il sesso biologico sono concetti ormai ampiamente superati: alle paralimpiadi concorrerà un’atleta trans. Ed è italiana.

Finalmente, dopo anni di campanelli d’allarme su un’inclusione esasperata e forzata nello sport che avrebbe prevaricato i risultati delle atlete donne nate donne, il re è nudo: il CIO (comitato olimpico internazionale) ha ammesso un’atleta trans alle prossime paralimpiadi.

È Valentina Petrillo, già vincitrice (quando era ancora uomo) di 11 titoli nazionali nella categoria di atletica leggera paralimpica, a squarciare il velo di Maya dell’inclusione arcobaleno: ormai neanche nello sport esistono demarcazioni che invece sarebbero necessarie per assicurare il corretto svolgimento delle competizioni e il giusto premio a chi vive in funzione del raggiungimento di un risultato sportivo.

Perché se è vero che Valentina Petrillo, donna dal 2019, ha così potuto legittimare il suo diritto a sentirsi donna e a concorrere nella categoria che più ritiene idonea, è anche vero che a causa di questa sua scelta e, soprattutto, a causa di chi l’ha avallata, l’atleta donna nata donna classificatasi dietro Petrillo non potrà più competere alle Paralampiadi.

Questa evidente frizione inizia a causare scricchiolii anche all’interno del mondo transfemminista, dove chi appoggia l’avanzata arcobaleno anche negli sport viene legittimamente tacciata di essere contro le donne. Chi invece difende il diritto delle donne di competere in una categoria equa e senza “ex uomini” (con un vantaggio fisico evidente, non nascondiamoci dietro un dito) se è un uomo viene accusato di essere al meglio un omofobo e al peggio un fascio, se è una donna di essere una TERF: un nuovo, iconico acronimo partorito dai superprogressisti alleati ad oltranza della comunità LGBTQIA+ che sta per “TRANS EXCLUSIONARY RADICAL FEMINISTS”. Praticamente femministe che difendono le donne, anziché coccolare gli uomini che si identificano in donne e pertanto pretendono di vincere l’oro alle Olimpiadi al posto loro.

Sostanzialmente vere femministe.

Eppure in queste ore assistiamo al più totale giubilo degli organi di stampa, internazionali ed italiani. Ma i commenti del paese reale sono diametralmente opposti. Una cosa è certa: la scelta del CIO farà parecchio discutere e polarizzerà l’opinione pubblica. Ma in gioco non c’è solo la presunta affermazione di genere della comunità arcobaleno. In gioco, ed è evidente, c’è il futuro dello sport femminile.

Alessandro Bonelli, 14 agosto 2024

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